Regia di Massimiliano Bruno vedi scheda film
Classica commedia all'italiana in patinato stile post duemila, con l'ironia forzatamente inserita su un contesto noir. Nonostante la professionalità dell'intero cast, il risultato non è certo dei migliori.
Giuseppe (Gianmarco Tognazzi), Sebastiano (Alessandro Gassmann) e Moreno (Marco Giallini), sono tre amici che ripercorrono, a Roma, le zone caratteristiche che hanno visto in azione la banda della Magliana. Loro intenzione sarebbe quella di farne un'attività mirata a guidare turisti incuriositi. Mentre tentano di fuggire dal più spocchioso Gianfranco (lo stesso regista Massimiliano Bruno) i tre si ritrovano inaspettatamente nel mezzo di una folla esultante per i Mondiali di calcio. Non impiegano molto a capire che si tratta dell'edizione del 1982 e, in breve, si trovano faccia a faccia con il passato, rappresentato proprio dal gruppo criminale della Magliana.
L'attore, sceneggiatore e regista Massimiliano Bruno prende chiaramente spunto, sin dal titolo, da Troisi e Benigni (Non ci resta che piangere, 1984) spostando ovviamente il contesto in un passato relativamente più recente. Se la scenografia, supportata dalla cura della messa in scena - caratterizzata da costumi, auto d'epoca, pettinature e pezzi musicali sui generis- rappresenta il pezzo forte del film (eccezionale la rapina in banca, con il gruppo di malviventi truccato come i Kiss e i Rockets), purtroppo meno coinvolgente (e ingiustificato) è il nucleo narrativo. Il come e perché i tre protagonisti (in parte figli d'arte) si ritrovano a vivere proprio in quegli anni, non è minimamente motivato.
Certo, in un film di questo tipo, quel che conta è il grado di affinità con il cinema del periodo (ovvero Anni '80). E da questo punto di vista, Non ci resta che il crimine, non sfiora nemmeno lontanamente il genere. Primo, perché raschia il fondo del barile mostrando una configurazione un po' commedia, un po' noir, e molto (pasticciatamente) fantastico; secondo, per un insieme di gag che dovrebbero far ridere. Alle quali il pubblico, in sala, reagisce: ma non spontaneamente. Con un riso che sembra guidato, sforzato, mai puramente evocato. Da segnalare il "valore aggiunto", rappresentato da una modica (ma d'effetto) dose di erotismo, ironicamente esposto e ben rappresentato dalla sensuale (e brava) Ilenia Pastorelli, ottima attrice in precedenza premiata per l'eccezionale performance in Lo chiamavano Jeeg Robot.
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