Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
The Mule rappresenta la penultima fatica dell'ormai ultraottantenne regista-attore Clint Eastwood, che ritorna in forma smagliante a recitare e dirigere il suo quarantesimo film, dimostrando di avere ancora una grande forza e vitalità fuori dal comune.
Il Corriere - The Mule (2018): Clint Eastwood
Famoso per essere diventato un'icona del Cinema grazie ai suoi numerosi ruoli da antieroe sin dagli anni '50 e per essere successivamente diventato un grande cineasta a partire dagli anni '70, Clint Eastwood si distingue dagli altri registi per aver interpretato numerosi ruoli da protagonista nei suoi stessi film fino ad età avanzata, trattando tematiche politiche e sociali sull'America con una visione tipicamente politicamente scorretta e votata al suo pensiero repubblicano libertario.
Se in molti dei suoi film interpretava ruoli da duro o da tipico vecchietto veterano di guerra fedele alla propria nazione, in The Mule decide di addolcire il suo personaggio e la sua storia per una narrazione più intima e sentimentale, se non addirittura autobiografica.
Il Corriere - The Mule (2018): Clint Eastwood
La trama si basa infatti sulla biografia di Leo Sharp, un veterano della seconda guerra mondiale che assiste alla chiusura della sua piccola impresa di orticoltura per mancanza di fondi.
Costretto a trovare un altro lavoro, si trova a sua insaputa ad accettare un incarico come corriere della droga per il cartello messicano di Sinaloa, che grazie alla sua natura ingenua da insospettabile vecchietto e alla sua abilità nella guida, diventa il miglior corriere della droga degli Stati Uniti meridionali.
Naturalmente i problemi sorgono nel momento in cui la DEA comincia ad indagare sul suo nome in codice "Tata" soprannominato dai suoi colleghi messicani e dai problemi familiari che nel corso degli anni trascurava per dedicarsi alla sua carriera da orticoltore e da uomo di mondo.
Il film ruota quindi sulla doppia vita dell’anziano narcotrafficante, che tra viaggi in macchina e riciclaggio del denaro guadagnato, cerca nella sua nuova avventura col cartello di redimere se stesso, cercando di ripagare tutti gli errori che ha commesso in passato nei confronti della sua famiglia.
Il Corriere - The Mule (2018): Taissa Farmiga, Clint Eastwood
Il Corriere - The Mule (2018): Clint Eastwood
Il Corriere - The Mule (2018): Bradley Cooper, Michael Peña
Il Corriere - The Mule (2018): Clint Eastwood
Il tempo e la vecchiaia sono dunque il tema centrale del film e Clint Eastwood avendo a cuore questi due grandi macrotemi, li accosta metaforicamente ai fiori coltivati dal nostro protagonista.
Quest’ultimi non solo rappresentano il breve ciclo della nostra esistenza, ma anche la genuinità, la spontaneità e la libertà dell’essere umano e dunque anche del nostro simpatico protagonista, che viene brutalmente mutilato dalla ferocia dei narcotrafficanti e dalla natura ostile e selvaggia dell’America di frontiera.
Il Corriere - The Mule (2018): Clint Eastwood
Lo scontro secolare tra DEA e Cartello di Sinaloa, non impedisce però a Leo Sharp di vivere la sua vita travagliata, che nel momento dell’imminente morte di sua moglie, decide di ricucire i legami perduti con la sua famiglia ed ottenere finalmente la redenzione, tralasciando per la prima volta il suo egoismo e il suo lavoro.
La presa di posizione del finale segna definitivamente la poetica di Clint Eastwood, che giunto ormai al capolinea della sua immensa carriera, ci insegna come nella vita bisogna valorizzare chi ci vuole bene e di non sprecarla in egoismi fini a sé stessi, vivendola al massimo delle nostre capacità senza intaccare la nostra dignità.
Il Corriere - The Mule (2018): Clint Eastwood, Dianne Wiest
Il Corriere - The Mule (2018): Dianne Wiest, Clint Eastwood
L’America non è un paese per vecchi e la scena finale è emblematica nel rappresentare questa triste realtà, che grazie ad una inaspettata sensibilità e dolcezza, Clint Eastwood decide di raccontare in questo fresco ed emozionante biopic d’autore.
Voto 7+
Il Corriere - The Mule (2018): locandina
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Bravo Cine, il film mi è piaciuto e non di meno ho apprezzato le tue riflessioni in chiusura. E' di conforto alla mia età sapere che provengono dalla penna ( e dalla mente) di un ragazzo della tua...età!
Un saluto.
Grazie pippus per il tuo particolare apprezzamento soprattutto sul finale che se noti bene cita anche un altro film ;)
Forse ho suscitato un'empatia involontaria ma che mi fa molto piacere, d'altronde spesso mi sento molto più a mio agio con adulti e anziani piuttosto che con i miei coetanei. Sono vecchio dentro forse...e un po' me ne vanto ;)
Un caro saluto come sempre e ti ringrazio per questo intervento prezioso e molto sentito, alla prossima recensione amico mio :-)
Il tempo e la vecchiaia... si Clint parla anche di questo e lo fa ritornando di fatto da "vecchio" saggio che sa perfettamente di che cosa si parla perche lo sta vivendo in prima persona) quello che aveva già espresso nolto bene (anzi benissimo) in Gran Torino (quando forse questa vecchiaia gli fsaceva più paura di adesso) che è davvero uno dei massimi risultati dell'intera sua carriera di regista col quale The mule (che è un buon film ma non raggiunge quei vertici sublimi) ha molti punti in comune seppure declinati in maniera un po' più leggera (si fa per dire) e meno tragica. Non è un caso dunque che si sia di nuovo assunto anche il ruolo del protagonista (il modo migliore per rendere ancor più palese questa "parentela"). Sì hai ragione: l'America non è un paese per vecchi e questo film ne è una ulteriore dimostrazione. Hai trovato davvero spunti felici per raccontarlo (su questo non avevo il minimo dubbio) e sei stato oggettivo anche nel numero di stellette che gli hai assegnato. Io sono stato un più generoso perchè di stelletto gliene ho date addirittura quattro (forse esagerando un poco ma l'ho fatto molto volentieri e a ragione veduta perchè il film che lo aveva preceduto (Ore 15:17 attacco al treno) girato nello stesso anno mi era piaciuto poco e convinto ancora meno. Mi aveva insomma fatto immaginare uno scenario fosco (l’inizio di una decadenza anche ispirativa che per la prima volta lo rendeva ai miei occhi meno interessante). A smentirmi è arrivato poi The Mule che mi ha subitoi rassicuranto e ho voluto in qualche modo premiarlo per il pericolo scampato. Questo per dirti che ho letto molto volentieri (e apprezzat) questas tua analisi come al solito puntuale e profonda che riesce sempre a trova anche il piccolissimo pelo che c'è nelluovo qui espresso proprio dal nimero delle stellete che non arriva al quattro pieno
Caro spopola, ti ringrazio per il tuo intervento che come sempre regala punti in più alla recensione che commenti, soprattutto a questo mio scritto particolarmente breve anche per la natura del film che come vedi ho apprezzato ma non tanto da lodarlo ai massimi sistemi...e ci sta.
Il fatto è che il buon Clint ha fatto di meglio come dici tu con "Gran Torino" (grandissimo film che mi ha molto commosso), ma come in tanti altri suoi filmoni che ho apprezzato non poco nonostante ancora mi manchi molto del maestro a sua volta "ammaestrato" dai grandissimi Sergio Leone e Don Siegel ;)
Allo stesso tempo però, come dici tu, ha fatto anche delle ciofeche o comunque dei passi falsi come in 15:17 (abbastanza massacrato e lodato da pochissimi) che io mi sono esentato dal vederlo proprio per le forti critiche che comunque mi ci ritrovo in parte conoscendo l'ambigua posizione politica di Eastwood che diciamo non mi fa impazzire, ma allo stesso tempo ne riconosco le motivazioni e soprattutto la loro impronta nella poetica artistica del maestro che comunque mostra in realtà una profonda sensibilità e un buon senso che lui vorrebbe tanto nascondere (in The Mule sempre meno) sotto la sua scorza dura da vecchietto che potrebbe buttare giù un mulo (appunto ahahah).
The Mule quindi l'ho trovato un film a metà strada, dove la vecchiaia (e la morte imminente, ovviamente si spera il più tardi possibile) addolciscono l'animo libertino e politicamente scorretto del buon Clint che qua si denuda in ogni sua fragilità (mettendosi in mostra come attore protagonista dopo tanto tempo) mostrando però anche le grandi virtù che dovrebbe avere ogni uomo su questa Terra, compiendo un affresco sulla vecchiaia davvero empatico e catartico.
Forse rivedendolo anch'io gli darei 4 stelle chissà, ovviamente sono delle sfumature che poi ognuno amplifica o riduce a seconda della sua sensibilità, e conoscendoti un poco capisco perfettamente il tuo stato d'animo e la tua "partecipata" visione che forse ti ha fatto un po' commuovere ;)
Insomma, non sono un grande estimatore (e conoscitore) del suo Cinema ma ne apprezzo lo sforzo artistico, che sicuramente approfondirò visto che di titoli ne ha fatti parecchi (per ora quelli più "importanti" li ho visti) e quei pochi che ho visto di sicuro non mi hanno lasciato indifferente, anzi, con "Million Dollar Baby" una lacrimuccia mi è scesa anche a me ;)
Ti ringrazio come sempre per i tuoi preziosi e puntuali interventi e alla prossima recensione spopola ;D
PS: come ho sottolineato a Paolo l'ultima frase "l'America non è un paese per vecchi" è anche un mio simbolico tributo al film dei fratelli Coen (magistrale, più profondo di The Mule ovviamente) che descrive perfettamente questa condizione degli USA: la superpotenza ha bisogno di tenere giovane, violenta e affamata la sua popolazione per predisporla alla guerra in un qualsiasi momento; da sempre una componente antropologica, politica e socioculturale necessaria per preservare la potenza di uno Stato nato da sempre sui massacri e sull'assimilazione forzata, difatti mi trovo molto d'accordo con le analisi di Limes: l'America non è società multiculturale perché multietnica, anzi, è monoculturale proprio perché deve assimilare le varie etnie (e dunque cervelli e manodopera fresca) per omologarle all'american way of life, all'arrivismo come standard di vita, con l'illusione di potersi sedere con successo assieme alla classe dominante ovvero quella anglo-germanica protestante in nome del Dio Denaro che dovrebbe pacificare qualsiasi istanza di emancipazione politica/socioculturale (o addirittura secessionismo nelle più fantasiose delle distopie).
Ovviamente questo è un sogno e il mito su cui si fonda la Nazione americana, che sempre di più oggi vede frantumarsi questa illusione che ormai si rivela essere una menzogna sapientemente ri-costruita dall'amatissimo (sì fa per dire) Ronald Reagan e che oggi non trova più riscontro.
"Make america great again" slogan ormai esemplificativo di questa condizione di stress della società americana, ormai disillusa ed arrabbiata con sé stessa.
A questo sogno non ci crede neanche più Eastwood da un bel pezzo e i suoi film lo certificano nonostante il suo forte patriottismo.
Un pensiero che ci sembra ovvio a noi europei, ma che in realtà in America non è così scontato, soprattutto per le masse popolari.
Ma non crediamo di essere miglior noi: se l'America non è un paese per vecchi, l'Italia non è un paese per giovani, ma questa è un'altra triste storia...
Clint e' un grande,nonostante qualche passo falso e nonostante tacciato di essere un reazionario (a livello politico).Io lo giudico a livello cinematografico ed e' innegabile che abbia sfornato capolavori che non sto qui a elencare,ma sono d'accordo con te della sua vitalita' anche in questo lavoro che hai ben commentato,grazie.
Sono completamente d'accordo con te, secondo me non è un reazionario infatti l'ho inquadrato come un repubblicano libertario, ma vedendo il suo Cinema si capisce che in realtà è una grande persona che con dei fermi ideali che sicuramente non arrivano ai livelli dell'odiatissimo Trump (almeno per me, poi lascio ognuno la libera opinione politica).
A livello cinematografico ha dato molto al Cinema sia come attore sia come regista, e in questo film pieno di vitalità si abbandona ad un sentimentalismo romantico che non può lasciarti indifferente :-)
Grazie per il passaggio Ezio, su un film che sicuramente ti ha emozionato, alla prossima recensione :D
Ciao Cine, complimenti per la bella recensione al film di Clint! Io ho dato il tuo stesso voto dopo averlo visto al cinema quando uscì... forse mi sono un po' mantenuto stavolta, nel senso che avrei potuto dargli qualcosa in più, ma allo stesso tempo non tutto mi aveva convinto della trama, ci avevo trovato qualche forzatura anche se nel complesso mi sembra un lavoro apprezzabile, non è davvero reazionario anche se ci sono state molte polemiche in tal senso. Clint Eastwood è senza dubbi uno dei migliori registi americani viventi, magari non raggiunge la genialità di Scorsese o Coppola, ma ha comunque dimostrato di avere molte cose da dire sulla situazione sociale del suo paese... Ha fatto 40 film circa come regista, quindi era inevitabile che ne sbagliasse più di uno. Nonostante un'età di 90 anni, sembra non riuscire a ritirarsi a vita privata, ha bisogno ancora di lavorare... La sua adesione alla politica di Trump non mi convince personalmente, ma Eastwood è un personaggio che anche a livello pubblico non si è fatto mai incasellare troppo in schemi rigidi, e non è un reazionario anche se magari alcuni suoi vecchi film potrebbero farlo credere. Ti saluto e alla prossima
Grazie mille Steno per i bei complimenti che mi fai, che bello ritrovarti sotto i commenti ;)
Sono completamente d'accordo con te, anch'io mi sono mantenuto stretto (sì fa per dire, io sono sempre stato uno di manica larga come avrai notato dalla mie recensioni ahahah) per le tue stesse motivazioni, però forse con una revisione potrei essere più buono come ho detto con spopola, chissà.
Sta di fatto che si sta parlando di un signor regista, attore, produttore, sceneggiatore e cineasta di talento come dici ben tu, con una produzione di film veramente inflazionata che può benissimo accettare qualche caduta di tono come per tanti altri suoi colleghi (cito un Woody Allen per esempio).
Io per ora non sono riuscito a vederli tutti (ci mancherebbe), però i suoi film più famosi li ho visti, soprattutto quelli degli anni 2000, che come affermi tu giustamente, non lo fanno passare minimamente per reazionario/fascista, anzi, ho sottolineato nella mia recensione l'inquadramento a "repubblicano libertario".
Può anche darsi che col tempo abbia ammorbidito le sue posizioni, inoltre è sempre stato controverso nel suo orientamento politico a tal punto da criticare lo stesso Partito Repubblicano per cui vota.
Insomma, questo testamento cinematografico non sarà bello quanto quello di Tarantino (non mira neanche ad esserlo visto che il buon Clint ha già diretto un altro film, segno della sua giovinezza eterna), ma ugualmente emoziona e non risulta mai banale, consegnandoci un altro affresco realistico su un'America sempre più contraddittoria.
Ti ringrazio per il tuo preziosissimo intervento e un caro saluto :D
Condivido il tuo entusiasmo per l'immenso Clint e questa sua ultima fatica ( o meglio lavoro.Non delude mai e tu hai fatto una profonda analisi dei suoi pregi e del film;)
Grazie bufera per i tuoi bellissimi complimenti e hai ragionissima sul buon Clint! Dolce e profondo come sempre, una vera forza della natura. A prestissimo ;)
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