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Il Corriere - The Mule

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Il Corriere - The Mule

di Baliverna
9 stelle

Per caso, un vecchio "orso selvatico" inizia a fare il corriere della droga. Ma nessuno di quell'ambiente continua l'attività per molto tempo.

Clint Eastwood è ormai un vecchio, ma il suo talento e la sua creatività sembrano non prosciugarsi mai, tanto che anche questa sua ultima fatica mi ha convinto. Al solito, la sua regia è sobria e fluida, ma anche solida e senza smagliature o tempi morti; di vezzi autoriali non ve sono, ma anche questa stessa sobrietà e classicità sono divenute il principale pregio del suo modo di fare cinema.

Come attore, il vegliardo riesce nella difficile impresa di rendere convincente e credibile un personaggio per molti aspetti contraddittorio: buono e cinico, ingenuo e furbo, egoista ed altruista. Eppure il ritratto che ne esce è plausibile, e forse corrispondente alla persona reale a cui la pellicola si ispira. Anche il percorso di consapevolezza che il protagonista compie è interessante; trascorsa una vita sostanzialmente da mascalzone, ritrova la sua dignità e il rispetto degli altri tramite la verità su di sé e una giusta umiliazione.

Ho trovato bravi tutti gli altri attori, specie i trafficanti di droga. In generale, l'ambiente dello spaccio all'ingrosso risulta molto realistico e incisivo, e mai finto o “cinematografico”. Negli extra del DVD la troupe spiega come Eastwood si sia minuziosamente documentato per poter dare di quell'ambiente un ritratto il più veritiero possibile. Affermano anche come Clint chieda a tutti di dare il proprio massimo, e come presti costante attenzione ai dettagli; magari lo spettatore non si accorge di questi, ma essi comunque contribuiscono a produrre un'impressione generale di verità e accuratezza. La sciatteria, il qualunquismo e il “tanto è uguale” di altre pellicole, persino blockbuster, spiega perché riescano così tediose o al più indifferenti.

Si dice anche che il protagonista abbia più di qualche tratto autobiografico per il regista, dall'aver trascurato la famiglia per il lavoro all'averlo capito quando era troppo tardi. “Il lavoro è una cosa buona”, dice, “ma deve venire al secondo posto”.

 

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