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Il Corriere - The Mule

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Il Corriere - The Mule

di mm40
3 stelle

Earl ha quasi 90 anni e ha perso il lavoro. Lungi dal volersi arrendere, conosciuto per caso un piccolo spacciatore, accetta di fare il corriere della droga per dei narcotrafficanti messicani. La sua escalation all’interno della gang è così rapida da suscitare gli interessi della squadra antidroga.

Pur essendo sul piano estetico e su quello della narrazione tutt’altro che un brutto film, Il corriere – The mule è uno di quei lavori involontariamente comici che lasciano il segno. Per due ore no stop infatti si susseguono incongruenze, assurdità, situazioni sopra le righe e luoghi comuni cinematografici superabusati senza alcuna pietà per lo spettatore; sghignazzare di fronte a tante sciocchezze spiace un po’ davanti a un monumento vivente al Cinema quale è Clint Eastwood, ma risulta in ogni caso impossibile evitarlo. Qualche esempio? Fra i tanti: Earl ha 90 anni ed è orgoglioso della sua vecchia carretta con una risma di adesivi di varie nazioni appiccicati sul retro; dopo un solo viaggio per i narcos decide inopinatamente di rottamarla per comprarsi un megapickup all’ultima moda. Il boss gli dà ogni volta uno smartphone diverso per non farlo rintracciare; la macchina invece va benissimo: quella può usarla sempre, tanto la polizia è scema. Il boss, inoltre, provvede a spaccare ogni volta a metà il telefono usato nel viaggio precedente e a gettarlo nel bidone: come è noto, in quel modo la polizia non riesce più a intercettare la schedina al suo interno, chiaramente. E ancora: un tizio fa rumore la sera in un hotel; lo sbirro in borghese gli entra in camera come un ladro, lo insulta e non appena viene spintonato dal tizio, lo accartoccia al suolo, gli punta una pistola alla tempia e gli grida con tono disperato che mettere le mani addosso a un agente federale è reato (veramente gliele ha messe addosso l’agente, che perdipiù era irriconoscibile e gli è entrato in camera con tanto di effrazione). Poi ci sono anche un cane poliziotto che non fiuta quintali di cocaina a dieci metri di distanza, anzi abbaia perché vuole fare pipì, e non ultima l’idea che i terribili messicani non si oppongano quando Earl dice loro di voler trasportare la droga a vista nel cassone del suo furgone; loro vorrebbero nasconderla in qualche scompartimento creato ad hoc, ma Earl è talmente geloso del suo vecchio scarcassone (tanto è vero che subito dopo lo cubetterà senza rimpiangerlo) che nessuno osa contraddirlo. Insomma, per non farla ulteriormente lunga: The mule è girato molto bene, recitato molto bene, messo in scena molto bene, ma scritto con i piedi (sceneggiatura di Nick Schenk); quel che pare incredibile, se non addirittura oltraggioso, è che si parla di un film tratto da una storia vera, cui evidentemente non reca giustizia in alcun modo. Altri attori: Bradley Cooper, Alison Eastwood, Dianne West, Richard Herd, Laurence Fishburne e Andy Garcia (anche sul suo stereotipatissimo personaggio, e sulla fine che fa, andrebbe aperta una parentesi ridanciana, ma per questa recensione basta indubbiamente così). 3,5/10.

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