Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Voto personale: 8 Se da un punto di vista cinematografico probabilmente non aggiunge nulla a quanto già realizzato, da un punto di vista personale questa pellicola è forse la più intima e imperdibile.
Partiamo dal presupposto che adoro letteralmente Clint Eastwood: è per me un uomo senza tempo perché in grado di fermarlo il tempo o quantomeno di sospenderlo, oltre che reinterpretarlo sperimentando e viaggiandoci, risultando per efficacia un classico di ogni epoca attraversata.
Quest’ultima pellicola a mio avviso non è forse all’altezza delle cime raggiunte con Gran Torino e Million Dollar Baby, però se con Gran Torino aveva chiuso un percorso e in un certo qual modo celebrato se stesso attore e regista oggi ci mostra la parte più intima dell’uomo.
In alcuni momenti la sensazione è quella di sbirciare dal buco della serratura perché almeno un paio di passaggi risultano talmente personali da lasciare senza fiato. La storia sembra effettivamente costruita su misura sul nostro Clint 88enne, pur non essendo niente di particolarmente eccezionale e con qualche passaggio nella sceneggiatura piuttosto affrettato.
Se da un punto di vista cinematografico probabilmente non aggiunge nulla a quanto già realizzato, da un punto di vista personale questa pellicola è forse la più intima e imperdibile.
I minuti finali ci consegnano un personaggio (un uomo) sicuramente stanco del suo peregrinare e dolorosamente consapevole di quanto fatto ma anche di quanto perduto. E proprio quel tempo che (almeno a me) sembrava senza fine, Earl/Clint ammette essere l’unica cosa che non sia mai riuscito a comprare.
Con buona pace per la mia speranza di immaginarlo immortale.
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