Regia di Maciej Pieprzyca vedi scheda film
I'm a Killer è un film su Giuda o forse su un esemplare, uno dei peggiori, di Giuda. Quella di Giuda è una figura sempre presente nel corso della storia, di cui abbiamo avuto esempi - immortalati anche dal cinema - dall'eroe eponimo di duemila anni fa ad oggi, passando per quel periodo di stress di proporzioni colossali costituito dalla Seconda Guerra Mondiale e dalla persecuzione degli Ebrei e delle altre minoranze.
Nel film di Pieprzyca la figura di cui sopra si muove nel contesto della Polonia comunista degli anni Settanta, e precisamente nel momento in cui nel paese est europeo veniva celebrato il trentesimo anniversario del regime socialista. Prendendo a pretesto quella ricorrenza, un serial killer cui viene attribuito il nome di Vampiro uccide una serie di donne, sfidando le autorità con lettere che minacciano di ucciderne una per ogni anno di durata del regime. La polizia, come spesso accade, brancola nel buio. Gli omicidi continuano e danneggiano l'immagine del partito di regime che, dunque, pretende che le autorità di pubblica sicurezza mettano le mani addosso all'assassino seriale. Il caso viene quindi affidato al bravo poliziotto Janusz Jasinski e alla sua squadra. Persona onesta, il funzionario conduce una vita più che modesta, con moglie e figlio, in un minuscolo appartamento vicino alla ferrovia, continuamente squassato dal passaggio dei treni. In un primo tempo, il poliziotto conduce le indagini in maniera corretta ma infruttuosa, finché non cominciano a gravare anche su di lui, sempre più forti, le pressioni politiche, quando le vittime del killer hanno già superato la dozzina. A quel punto, Jasinski individua un sospettato, peraltro accusato dalla moglie (una fedifraga attratta dalla cospicua ricompensa) e lo fa arrestare. In carcere gli si presenta come amico e cerca di tirargli fuori una confessione, che dall'uomo non arriva. Nel frattempo, elevato dal regime e dalla stampa di regime al ruolo di eroe per avere preso il Vampiro, il poliziotto fa una rapida carriera: entra nella cerchia dei propri superiori, ottiene una casa più grande e tranquilla e inizia a godere dei prodotti di consumo del benessere, simboleggiati da uno dei primi televisori a colori. Ma il suo successo dipende direttamente dalla colpevolezza del poveraccio che, grazie a lui, languisce in galera. Jasinski, che frattanto si è fatto un'amante giovane, viene abbandonato dalla moglie, che lo vede cambiato, e dai collaboratori più seri e scrupolosi. E intanto incomincia il processo al presunto Vampiro, che in un primo momento riesce a difendersi brillantemente, facendo risaltare in aula l'inconsistenza delle prove a suo carico. Incalzato dai superiori, Jasinski minaccia i testimoni a discarico e convince la moglie dell'imputato a far testimoniare - falsamente - i suoi figli contro di lui. Ingannato da Jasinski che va spesso a trovarlo in carcere, l'accusato, vistosi abbandonato anche dagli adorati figli, perde ogni volontà di difendersi, tentando anche di impiccarsi in cella, prima di consegnare, letteralmente, il collo al boia.
Ispirato ad un fatto di cronaca, che sconvolse la Slesia polacca nella seconda metà degli anni Sessanta, ed abilmente rielaborato dal regista, il film si conclude con la vittoria materiale del poliziotto Giuda, ma con la sconfitta della giustizia e con la disfatta etica del funzionario e politica di un regime che avrà poco più di dieci anni di vita dall'epoca dei fatti narrati (l'azione è stata efficacemente posposta al 1977). Pur con qualche difetto, forse anche di verisimiglianza storica (e logica: nonostante che l'imputato sia presentato come probabile innocente, dopo il suo arresto i delitti del Vampiro cessano), I'm a Killer è un film valido, che fa riflettere, oltre che sul tradimento di chi dovrebbe tutelare i cittadini, sul rapporto tra verità e menzogna sotto un regime, ma in generale in ogni società e particolarmente nella moderna civiltà dell'informazione.
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