Regia di William Wyler vedi scheda film
La seconda parte della carriera di Wyler aperta con I Migliori Anni della Nostra Vita continua, prendendo dall'esperienza pregnante della seconda guerra mondiale, un senso ancora più forte di fronte alla sociologia umana, rafforzando un'idea di reazione (il finale) ma accettandone quasi ineluttabilmente i limiti e la tragicità. Così anche lo stile si ripulisce ancor di più assimilando come sempre dall'amato teatro la gestione ineccepibile sia sul piano del racconto che della simbologia nell'uso degli interni illuminati perfettamente per risaltare i volti, i gesti, confermando l'esemplare capacità di director di uno dei grandi nomi del cinema USA. Dunque ancora un'eroina, ancora una lotta. L'ereditiera si può riassumere in due sguardi di Olivia De Havilland/Catherine Sloper: quello perso e ingenuo del ballo iniziale e quello del finale con Montgomery Clift/Morris Townsend alla porta, duro, forte, consapevole nella sua drammatica escalation evolutiva. Un'evoluzione, un'emancipazione che dal pessimismo sui limiti sociali dell'uomo approda alla resilienza. E quegli occhi così 'totalizzanti' non lasciano scampo a questa visione certo opprimente delle esistenze ma fiera di trovare in una specie di neo-eremitaggio cosciente una svolta decisiva. Siamo nel 49 e l'individuo è già inghiottito dalla centrifuga della modernità fra arrivismo egoista e incomunicabilià sentimentale... VOTO 8 RESILIENTE
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