Regia di William Wyler vedi scheda film
“PLAISIR D'AMOUR NE DURE QU' UN MOMENT,
CHAGRIN D'AMOUR DURE TOUTE LA VIE”
Questa bella canzone è il tema musicale di tutto il film, e mai parole furono più profetiche per la protagonista, Caterina, che imparerà sulla sua pelle cosa vuol dire sopportare le pene d'amore per tutta la vita.”L'ereditiera” è un film corale e complesso, con dei personaggi disegnati e costruiti alla perfezione, la storia si srotola in modo da raccontarci le vicende del dot. Sloper e sua figlia Caterina, mostrando un rapporto anomalo tra padre e figlia...Durante la bellissima scena del ballo, per il quale Caterina si era vestita con cura, scegliendo il colore del vestito stando attenta a quelli che erano stati i gusti della madre defunta, il padre svela alla propria sorella la delusione per questa figlia che reputa troppo timida, priva di qualsiasi interesse, e raggela lo spettatore quando sussurra tra i denti “solo io so cosa ho perso con la morte di mia moglie, e cosa ne ho ricevuto in cambio”, tradendo così un lacerante odio verso questa figlia che involontariamente, nascendo, aveva provocato la morte per parto della madre. E' prorio questo disprezzo ad essere il leit-motiv di tutto il film, facendo partecipe lo spettatore di tutti i dolori arrecati alla povera Caterina dalla scarsa considerazione da parte del padre. Le cose che più mi colpiscono sono i dialoghi, così credibili, che non tradiscono cenni di modernità, ma sembrano realmente usciti dai salotti della buona borghesia dell'800 di una famiglia newyorkese; la cura per i particolari della casa, protagonista inconsapevole di un dramma, che racchiuderà Caterina in una prigione dorata per tutta la vita, e anche quando sembra che la poveretta possa scapparne via, si percepisce che non potrà essere così, perchè Wiler l'ha descritta come e meglio di un personaggio vivente, con la mdp ce la fa girare, quasi stanza per stanza, nel cortile, su per le scale, facendoci rimanere anche noi imprigionati in tanta abbondanza...E anche il cacciatore di dote, Mourice, rimarrà prigioniero di questa casa, pur non riuscendo a entrarvi mai, per tutta la vita la vivrà come ossessione, per quello che poteva avere e che per colpa di un padre che non ha mai amato la figlia, e che quindi non riusciva a comprende come qualcun'altro potesse amarla, non è riuscito a ottenere. La trasformazione di Caterina, da timida, remissiva che per tanti anni aveva cercato di compiacere un padre che in verità detestava, a cinica, diffidente e vendicativa è raccontata senza eccessi, ma con la comprensione di una sofferenza che per tutto il film è palpabile. Come in “Ombre malesi”,dove la Davis faceva un'esasperante uncinetto, anche per Caterina, Wiler crea un passatempo che in verità si dimostrerà una vera ossessione, quello del ricamo, infatti la bravura nel ricamo sarà l'unico e solo talento che il padre riconosce alla figlia durante il più crudele dei litigi, e ricamare sarà per Caterina il riempimento per le sue lunghe e solitarie giornate, e con il taglio del filo, mentre la cameriera sbranga la porta di casa, dove fuori c'è un disperato Mourice che credeva di essere riuscito ad ottenere il tanto sospirato benessere, chiude definitivamente i conti con il passato, compirà la sua vendetta per l'abbandono subito e finalmente salirà le scale, illuminata in volto dalla lampada, Wiler la incornicia per sempre nel buio dalla sua dimora-tomba.
La storia di una ricca e timida ereditiera, che scopre la falsità di un povero pretendente in cerca di una ricca dote, e il disprezzo di un padre che non le ha mai perdonato la morte per parto della moglie.
..."Plaisir d'amour ne dure qu' un moment...chagrin d'amour dure toute la vie"...mai tema musicale è risultato più azzeccato.
Uno dei suoi migliori film, perfetto.
Veramente convincente, soprattutto nella trasformazione dalla timida e impacciata alla cinica e vendicatica Caterina: "Sì, ora so essere anche crudele, sono stata a scuola, da bravi maestri":
Una delle sue parti migliori, bello, arrivista, imbonitore, consapevole della propria bellezza e del proprio fascino.Al massimo.
Bravissimo, centrato in pieno nella parte, sa rendersi antipatico e odioso.
Bravissima, attrice super sfruttata da Wiler, che la sapeva dirigere in modo supremo.
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