Regia di Sergio Sollima vedi scheda film
"Figli d'un cinema "minore"......
Charles Bronson,Telly Savalas,Jill Ireland sono le anime o i "figli" di questo cinema.
Sergio Sollima ne è uno dei fautori,di "Citta' violente",pregne di killer a pagamento,manager del male,strade ricche di sangue.
Siamo nel 1970 e il regista di "genere" Sollima viaggia negli States,riproponendo scampoli di "poliziottesco" italico,intriso di cultura gangster all'americana.
Volti da duro,come il Bronson killer dal mirino facile.
Scolpito nell'essenza scafata,Charles è un uomo che ama,un sentimento diretto ad una donna dal capello dorato ma dall'animo doppio.
Sono gli ingredienti forti a farla da padrone,a rinomare la "genericita'" d'un cinema giudicato "minore" dai piu',ma denso di forza d'azione e passaggi crudi.
Lucidita' registica,e narrativa solida affidata ad un piglio urbano corrotto e violento.
Sollima con maestria cuce uno o piu' passaggi antologici,come l'inseguimento iniziale,degno della migliore azione all'americana.
Macchine che giocano a nascondersi o a "beccarsi",in vicoletti angusti delle Isole Vergini.
Un corollario azionistico che non ha nulla da invidiare ai migliori film del tempo,come quelli d'un Peckinpah o Walter Hill.
La "Citta' violenta" è quella che viaggia su piu' binari,sfonda nell'emozionale,gode di enfasi e sensazionalismi dal tumulto spettacolare.
Gli accenni di moralismo sono diretti,nelle frasi d'una Jill Ireland che maledice il potere ma ne è vittima.
Come non dimenticare i passaggi della vita da recluso di Jeff/Bronson,densi di dolci flashback,di sentimento umano che viaggia nella confusione totale.
Una cella buia e lurida con tre uomini,di cui un rosso isterico,e un nero saggio.
E di mezzo l'impassibile Bronson,impavido di fronte alla "passeggiata" d'una tarantola!
Sono momenti cardine che restano,appassionano e si lasciano guardare.
La vicenda lascera' il segno tra giochi di mala e potere,in cui giganteggia l'ennesima maschera da moderno Mefistofele di Telly Savalas.
Una pellicola sottovalutata anche dagli amici di FilmTv,ma la soggettivita' d'un giudizio è sacrosanta.
Io ho amato questo film,sopratutto nell'uso dei silenzi nei momenti topici.
Un qualcosa che verra' ripreso quarant'anni piu' tardi dal genio Refn,amante incondizionato della pellicola.
Il silenzio che dice tutto,lancia messaggi,parla al cuore,centrandone azioni crude.
Charles Bronson ne porta i segni attoriali,di attore non dotato di capacita' oratorie, con una carica espressiva forte,adatta per questo tipo di cinema.
Attori scolpiti nella durezza come Bronson,affiancati da un contorno ottimo,come la moglie Jill Ireland,il tossico Michel Constantin,il boss Savalas,e il viscido avvocato Umberto Orsini.
Attori d'un teatro malavitoso di "spessore",che si conclude in un passaggio scenico sensazionale.
Un tiro al bersaglio,un ascensore al ralenty che miete due vittime,potente e ineguagliabile nella tecnica,quanto ipnotico nella scelta di cristalizzarne la crudezza.
Cinema "minore",dove gli occhi cerulei del perdente Bronson valgono piu' di mille parole........
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