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Città violenta

Regia di Sergio Sollima vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Città violenta

di undying
8 stelle

Noir di altissimo livello, interpretato da un cast in ottima forma e diretto con classe da un regista di grande spessore. Una storia straziante raccontata con lunghi e significativi silenzi, primi piani e dettagliate inquadrature nonché scene di azione realizzate in maniera eccellente.

 

Jeff (Charles Bronson) è un killer appena uscito dal carcere dopo aver scontato la pena a causa di un tradimento. Viene inseguito in auto da uomini armati mentre è in vacanza con Vanessa (Jill Ireland) la quale non esita ad abbandanarlo quando si profila l'occasione di sfuggire con uno dei sicari. Da quel momento Jeff cerca vendetta, e non esita ad eliminare il traditore sfruttando la sua passione per le corse automobilistiche. Frattanto ritrova Vanessa, ma invece di sfogare la sua rabbia si lascia convincere a ripristinare la relazione affettiva. Ricattato da foto compromettenti Jeff è costretto di nuovo a lavorare come killer per Weber (Telly Savalas) anche se fortemente sconsigliato in questa scelta dall'avvocato del boss (Umberto Orsini).

 

locandina

Città violenta (1970): locandina

 

L'intreccio narrativo è particolarmente complesso ma la sceneggiatura (alla quale contribuiscono tra gli altri anche il regista e Lina Wertmüller) opta per un tipo di racconto prevalentemente visivo e questo permette al bravo Sollima di realizzare un film suggestivo ed estremanente raffinato. La splendida regia attanaglia lo spettatore alla poltrona sin dall'inizio, con un lungo e strepitoso inseguimento automobilistico, durante il quale i personaggi non proferiscono verbo.

 

Umberto Orsini, Jill Ireland

Città violenta (1970): Umberto Orsini, Jill Ireland

 

Sono 10 eccezionali minuti che anticipano -per assenza di dialogo- l'altrettanto memorabile finale.

Bronson offre il suo indimenticabile volto a un protagonista apparentemente insensibile, freddo e calcolatore ma destinato suo malgrado a soccombere, sconfitto non da cazzotti, non da bombe, né da pallottole... ma da un intenso e distruttivo sentimento d'amore. 

In Città violenta nessun personaggio è positivo, tutti presentano due o tre volti, vivono nella menzogna e nel tradimento. Il punto di arrivo al quale tendono, più che il denaro in senso stretto, è il potere come chiaramente rivela nel prefinale il personaggio più cinico e spietato. Cinico e spietato ma, suo malgrado, perso anch'esso per amore.

 

Umberto Orsini, Jill Ireland

Città violenta (1970): Umberto Orsini, Jill Ireland

 

Sollima realizza un film perfetto, magnificato da un cast davvero ispirato  (eccezionale Orsini, sempre valido Savalas e brava, oltreché sensuale, Jill Ireland, moglie nella realtà di Bronson), da grandiosi stuntmen e da una potente e avvincente colonna sonora opera del grande Morricone.

Sul filo della suggestione, oltre il dialogo e l'intreccio narrativo, Sollima sofferma la sua attenzione sui dettagli  (minuziosa, al limite del maniacale, tutta la preparazione di Jeff all'autodromo, con un omicidio premeditato e seguito in ogni più piccolo particolare).

 

Charles Bronson

Città violenta (1970): Charles Bronson

 

Più delle parole e dei dialoghi sono le espressioni dei volti che tradiscono le dinamiche interiori dei protagonisti come chiaramente si evince dalla sublime (quanto drammatica) sequenza in ascensore: qui il regista ha volutamente omesso la traccia musicale  (appositamente costruita da Morricone) per lasciare spazio al silenzio e a qualche eco lontana (clacson e rumori di auto) che rimanda alla quotidianità. Mentre fuori la vita procede normalmente, la condanna cala su due anime maledette, assetate di potere. Due anime che non si sono macchiate le mani con il sangue, ma che sono ben peggiori del killer (in via di redenzione) rappresentato da Jeff.

E gela il sangue nelle vene sentire pronunciare il nome del cecchino, mentre la voce è offuscata dal vetro dell'enorme palazzo. Gela il sangue lo sguardo di una belva feroce che, in gabbia, manifesta però anche sentimenti d'amore (tradito). Gela il sangue sentire il colpo di fucile e poi il rumore del cristallo che cede. Gela il sangue l'urlo di dolore dell'uomo ferito a morte mentre, in attesa del prossimo inevitabile colpo, è consapevole che non c'è più scampo, che il traguardo che lo attende a breve, brevissimo tempo, non è quel che credeva, non è quel che sperava. 

E quel finale tragico, straziante, nero come la pece è il finale necessario, l'unico possibile e concepibile. 

È il finale che merita -e che anche desidera- un killer ravveduto, contrito, mortificato e annichilito quando si rende conto di essere riuscito ad eliminare una "parte di sé" con tanta freddezza, tanta cinica determinazione...

 

Charles Bronson

Città violenta (1970): Charles Bronson

 

Peccato che il talento di Sollima non sia stato prestato più volte a questo tipo di cinema. Un cinema maturo, prima che spettacolare; un cinema che predilige il linguaggio universale dei silenzi, delle espressioni e delle emozioni. Un cinema forse pessimista ma anche dannatamente profondo...

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