Regia di Dean Deblois vedi scheda film
Si chiude felicemente e nella maniera più giusta la trilogia di Dragon Trainer, saga che pur con qualche limite resta una delle migliori di sempre. Divertente, spettacolare, piacevole e commovente. Ottimo risultato.
Attendevo questo terzo capitolo con trepidazione e timore di vedere deluse le mie aspettative. Qualche sentore lo avevo captato, ma alla fine sono soddisfatta del risultato; inevitabile che mi resti un po’ di tristezza per una storia che ho amato più di quanto immaginassi, che mi ha commosso, divertito e fatto tenerezza, e che per me non compete con nessun' altra.
Dopo due film, una lunga serie televisiva e un paio di cortometraggi, uno citato anche qui - Il Dono del drago, piccolo gioiellino che ho amato molto - arriva alla sua naturale e giusta conclusione la trilogia di Dragon Trainer, con la storia della grande amicizia tra il vichingo Hiccup e il drago Furia Buia Sdentato, metafora sulle relazioni tra gruppi differenti e l’accettazione di chi è diverso da noi.
Era difficile già dal secondo film mantenere l’originalità quasi inarrivabile del primo Dragon Trainer; questo terzo capitolo, pur con qualche inevitabile situazione già vista, è retto da un’ottima sceneggiatura frutto di un lungo lavoro di riscrittura.
Il film è spettacolare, coinvolgente, fluido; i protagonisti devono fare i conti con un nuovo temibile nemico, un cacciatore spietato quanto basta e deciso a sterminare i draghi, le furie buie in particolare, un cattivo capace di essere ironico, ma poco affascinante come era già accaduto per Drago Bludvist.
Uno a cui certamente non si tiene la parte, che non ha apparenti motivazioni per odiare i draghi, salvo i suoi pregiudizi, male comune dell’umanità.
Siamo nella fase più matura, quella in cui si decide del destino di due mondi all’apparenza ancora inconciliabili, e non del tutto pronti a convivere, consapevolezza cui giungerà lo stesso protagonista dopo una serie di prove e vicissitudini.
Hiccup, ormai divenuto capo di Berk, è un ragazzo che cerca di fare del suo meglio per conciliare la vita di uomini e draghi, impresa non facile che presenta notevoli difficoltà.
Hiccup si mantiene un gran personaggio, certamente quello più affascinante e controcorrente, ragazzo ostinato pur con le sue insicurezze, che usa l’ingegno, l’intelligenza e un pizzico di follia contro la violenza e la forza bruta, ma anche per lui arriverà il momento di prendere decisioni dolorose e dovrà farlo per il bene della sua gente e per affetto verso il suo amico alato, che incontra sulla sua strada una compagna di vita.
La parte più divertente del film è proprio la fase del buffo corteggiamento di Sdentato, ma il suo volo in solitaria in compagnia della Furia Chiara è forse una delle parti più belle, un volo maestoso in un cielo immenso che appartiene ai draghi e suggerisce l’idea di libertà, concetto centrale del film che si lega al sentimento d’amore.
L’amore non lega ma lascia liberi, amore che sa rinunciare per il bene dell’altro, fa soffrire ma resta sempre amore.
Mi piace che abbiano dato maggior risalto ad Astrid, che nel secondo film mi era parsa un poco sacrificata, qui invece si delinea meglio il suo rapporto di fiducia con Hiccup; la loro relazione ha maggior centralità, rispetto agli altri personaggi ridotti quasi a comparse.
Il mondo nascosto è una sorta di terra promessa che appartiene solo ai draghi, un rifugio sicuro che deve restare segreto agli uomini; è un breve suggestivo momento nella trama complessiva del film che paga il suo tributo alla foresta luminescente di Avatar, ma per fortuna non compromette l’andamento generale, e nel momento in cui Hiccup scopre questo luogo leggendario, capisce che lì, gli uomini non possono andare. Anche questa è una metafora per qualcosa… L’uomo deve imparare a non invadere gli spazi che non sono suoi.
Bellissima la colonna sonora che riprende le musiche suggestive del primo film.
Finale emozionante e commovente, perfino inaspettato che personalmente ho trovato perfetto. Consolante.
Indubbiamente la Dreamwork ha fatto centro, ma dover dire addio al temibile e simpatico Sdentato mi ha fatto venire il magone.
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