Regia di Simon West vedi scheda film
Oggi recensiamo un cult degli anni novanta, ovvero Con Air dell’allora esordiente Simon West, il futuro regista de La figlia del generale, Lara Croft: Tomb Raider e de I mercenari 2.
Sì, avete letto bene. Chi scrive questa recensione ha poc’anzi scritto esattamente la parola cult. Non è stato un refuso.
Poiché Con Air, a prescindere dalla sua qualità cinematografica invero assai mediocre, allineabile all’abusato, spettacolarizzante mood iper-commerciale dei nineties, nonostante la sua schematica rozzezza manichea del suo impianto narrativo assai mercantilistico, a dispetto della sua coatta estetica da pellicola dallo svelto e dimenticabile consumo, rimane forse uno dei migliori film d’azione di quel periodo.
Infatti, nel corso degli anni è riuscito ad accattivarsi perfino le simpatie e a guadagnarsi le sperticate lodi di tutto un nugolo di strenui suoi ammiratori che l’hanno magnificato esageratamente più del dovuto, definendolo addirittura the greatest movie of all time.
Già, non sto scherzando, molti patiti di questo film non vogliono assolutamente sentire ragioni contrarie rispetto a quanto da loro fieramente asserito con esasperata, folle sicumera parossistica.
Ecco, siamo seri. Con Air non è ovviamente il più grande film di tutti i tempi, ci mancherebbe.
Trattasi però, come già sopra accennatovi, di una robusta pellicola action fortemente guascona, divertente, estremamente autoironica e fracassona da non sottovalutare affatto.
Così come Con Air ha i suoi aficionado irriducibili, di contraltare ha ovviamente i suoi ostinati detrattori radicali e inestinguibili I quali sostengono che Con Air sia un film tamarro, impresentabile e greggio.
Ebbene, dove pende l’ago della bilancia? Scopriamolo assieme.
Il sottoscritto si è già peraltro chiaramente espresso in merito. Rileggete l’inizio di questa mia recensione se vi fosse, mai sia, sfuggito il mio punto di vista inequivocabile e asseverativo.
Sì, a mio avviso, Con Air è un ottimo blockbuster scacciapensieri, senza pretese, un film che spinge al massimo sul pedale della gustosissima cretineria, sì, un classico guilty pleasure che non si perde in sofismi, diciamo, stilistici particolarmente raffinati, va soltanto dritto al sodo senza badare a spese, in senso figurato e non, visto che costò la bellezza di 75 milioni di dollari, cifra forse non eccessiva ma comunque considerevole, considerando appunto che è del 1997.
Nelle nostre sale uscì il 22 Agosto dell’anno suddetto.
Erano gli anni in cui il suo qui davvero muscoloso protagonista Nicola Cage spopolava, gigioneggiando da par suo in maniera incontenibilmente istrionica.
Avviando, dopo l’Oscar vinto molto contestato per la sua performance in Via da Las Vegas, una fruttuosa e redditizia collaborazione col produttore Jerry Bruckheimer. Col quale, sotto la sua egida finanziaria, prima di Con Air, aveva già interpretato l’eguale successone The Rock e con cui poi avrebbe continuato a lavorarvi, in forma remunerativa assai notevole, per la saga di National Treasure.
Districandosi fra grandi film autoriali come Omicidio in diretta di Brian De Palma, Face/Off di John Woo e Al di là della vita di Martin Scorsese, sciocchezze melense e insopportabili come City of Angels, thriller maldestri, violenti e poco riusciti come 8mm di Joel Schumacher e altre bischerate pacchiane sempre prodotte da Bruckheimer. Vedi Fuori in 60 secondi...
Ma torniamo a Con Air.
Sinteticamente, possiamo delineare la trama in questi termini:
il ranger medagliato Cameron Poe (Nicolas Cage), dopo aver tristemente scontato otto durissimi anni di prigione per aver ucciso, di legittima difesa, dei guerci che volevano aggredire sua moglie Tricia (Monica Potter), è stato finalmente rilasciato dal carcere di massima sicurezza ed è ora finalmente pronto a riabbracciare la sua consorte e la figlia da lui sino a questo momento mai conosciuta.
Poiché fu arrestato prima di aver potuto assistere alla sua nascita.
Sale a bordo del con air, l’aereo di trasporto ove sono stati smistati i detenuti liberati dalla prigionia che aspettano, appunto, d’involarsi per la via di casa.
Quest’aereo viene però dirottato dal pericoloso psicopatico Cyrus Grissom (un luciferino, carismaticamente strepitoso John Malkovich), il quale desidera l’estradizione, e dal suo gruppo di fidati scagnozzi ai suoi insindacabili, perentori ordini.
I malviventi prendono in ostaggio i passeggeri del volo, ricattando le forze dell’ordine, capeggiate dal comandante della DEA, Duncan Malloy (Colm Meaney), affiancato dallo scafato Vince Larkin (John Cusack).
Non tutto va secondo i piani di Cyrus che, nonostante i mille inconvenienti e le prodi gesta di Cameron Poe, ribellatosi ai soprusi, riesce ugualmente, con l’aiuto dei suoi asserviti fuorilegge, ad atterrare rocambolescamente a Las Vegas nella speranza di poter poi dileguarsi furtivamente.
E ci fermiamo qui per non rovinarvi il finale se per caso non aveste mai visto Con Air.
Che dire di più? Un filmetto, sì, ma un filmetto dall’eterogeneo cast delle grandi occasioni che mette assieme, oltre ai già elencati Cage, Malkovich, Potter, Meaney e Cusack, tutto un parterre di comprimari niente male, ovvero Danny Trejo, Mykelti Williamson, Ving Rhames, Rachel Ticotin e un impagabile Steve Buscemi, nella parte del cannibale Garland Greene, che fa dichiaratamente il verso al celeberrimo Hannibal Lecter.
Un film ove le battute sono talmente stupide ma al contempo così platealmente scanzonate e mattacchione da risultare geniali. Merito di ciò va soprattutto allo sceneggiatore Scott Rosenberg.
Insomma, Con Air, un cult indiscutibile.
Perfino candidato a due Oscar per il migliore sonoro e per la bella canzone originale How Do I Live di Diane Warren.
Nicolas Cage e Simon West sarebbero, qualche anno dopo, tornati a lavorare in coppia per Stolen. Film però dagli esiti decisamente meno fortunati rispetto a Con Air.
di Stefano Falotico
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