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La città gioca d'azzardo

Regia di Sergio Martino vedi scheda film

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La recensione su La città gioca d'azzardo

di mm40
2 stelle

All'inizio della carriera Sergio Martino provò ripetutamente la strada del poliziottesco, senza esiti rilevanti, ma allo stesso modo senza particolarmente sfigurare; dopo Milano trema: la polizia vuole giustizia (1973) e contemporaneamente a La polizia accusa: il servizio segreto uccide (1975, uscito un paio di mesi dopo questo film), il fratello del produttore (anche qui) Luciano Martino mette in scena La città gioca d'azzardo, il cui baricentro si sposta sui tavoli da gioco, ma che ben poco si discosta dai clichè del genere. Il boss violento e vendicativo, le sparatorie a sangue freddo, l'eroe buono che fondamentalmente è anch'egli cattivo: lo schema del poliziottesco è perfettamente rispettato, le leggi scritte non contano e l'unica arma che realmente conta qualcosa - oltre a quelle da fuoco, ma si intendeva qui metaforicamente - è la sopraffazione, un mix fra astuzia e forza fisica. Sceneggiatura scritta dal regista in coppia col fidato collaboratore Ernesto Gastaldi, così come fidati collaboratori sono Eugenio Alabiso al montaggio e Giancarlo Ferrando alla fotografia, mentre Luciano Michelini, un altro discreto mesteriante che Martino incontrerà sporadicamente ancora in futuro, si occupa delle musiche. Nel cast spiccano i nomi di Corrado Pani ed Enrico Maria Salerno (che muore in una maniera logicamente atroce, ma tecnicamente girata in maniera apprezzabile), mentre il ruolo centrale della pellicola è affidato a Luc Merenda, noto per mantenere la stessa, impassibile espressione lungo l'arco di tutti i film in cui ha recitato. Fra gli interpreti minori anche Franco Iavarone e Lino Troisi; certo La città gioca d'azzardo non ha lasciato il segno neppure nel ristretto settore del cinema di genere, ma va d'altronde riconosciuto che non si tratta di un film tirato via, come spesso invece accadeva ai tempi per prodotti di simile stampo. 3/10.

Sulla trama

Luca è un abile baro che viene ingaggiato in un casinò; il padrone delle sale di gioco lo prende in simpatia, almeno finchè non scopre che Luca se la intende con sua figlia.

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