Regia di Raúl Ruiz vedi scheda film
E' triste dirlo per un autore certamente importante e terribilmente misconosciuto (e soprattutto sottodistrubuito) in Italia, ma il film non mi ha fatto impazzire. Splendida l'interrogazione sul tema che invece che essere noi, personaggi stessi, a creare delle storie nel loro evolversi, potrebbero essere le nostre storie a essere contenute nella nostra essenza, illudendoci col velo di Maya della volontà - se i fratelli Karamazov prendessero vita, sarebbero consapevoli di essere i fratelli Karamazov "già scritti" da Dostoevskij?; in che modo la pre-narrazione influenzerebbe la loro natura? -, dispiace che uno spunto così originale invece che essere scavato a fondo nelle sue suggestioni metafisiche e filosofiche - mi sono rammentato di Existenz del divino Cronenberg - rimanga una compiaciuta bizzarria con cui vivificare i dibattiti nel film tra due improbabili intellettuali. L'atmosfera, nel suo tentativo di creare una circolarità allucinata, risulta talora piatta. Perturbante è invece la brusca virata verso l'incubo che il film a tratti intraprende, sollevando interrogativi angosciosi sulla personalità, sul doppio (o multiplo) per come una stessa personalità in mano a un altro individuo (ma cos'è un individuo?) possa prendere direzioni indefinite, per come un semplice gioco può portarci alla fine - quando non sia già tutto un gioco.
Come sempre, una presenza meravigliosa che si imprime con distanza sullo schermo.
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