Regia di Bretaigne Windust, Raoul Walsh vedi scheda film
Sicuramente riuscito questo noir, non troppo noto nonostante la presenza di Humphrey Bogart. La trama è un susseguirsi avvincente di eventi sistemati in diversi flash-back che chiariscono a poco a poco il mosaico d'insieme. La fotografia è degna del genere a cui appartiene il film, cioè valorizza e gestisce con creatività il bianco e nero, il quale finisce per essere molto più che un sistema di ripresa mancante dei colori (quello che molti spettatori moderni dovrebbero capire!). Il direttore della fotografia, infatti, valorizza le ombre sia dirette che viste attraverso vetri smerigliati. L'ultima sequenza, poi, si avvale di un'ottima idea: il personaggio di Bogart vede il sicario giungergli alle spalle riflesso sul vetro di una cabina telefonica, che lui ha l'accortezza di orientare opportunamente.
Quanto ai contenuti, l'elemento più interessante del film, che sembra rispondere a un'intenzione cosciente dei suoi creatori, è la rappresentazione dei criminali e del mondo del crimine, la quale qui è ben più che accessoria. La sceneggiatura tratteggia con abilità il sottobosco dei sicari su commissione, con caratteristiche molto simili alla mafia italiana. Parimenti, vengono ritratti con intelligenza gli assassini stessi, uomini diversi che in modi diversi giungono a quella deprecabile professione. Colpiscono soprattutto il viscido e pavido padre di famiglia (Zero Mostel), il duro sbruffone ma in fondo vigliacco, il "capetto" e il grande capo al vertice della cupola del sangue, o il mostro in fondo all'abisso dell'orrore che dir si voglia. Questi fa paura proprio perché sembra una persona normale. Ciò che li accomuna tutti è il desiderio di soldi facili, e una parziale o totale anestesia della coscienza. Tuttavia anche i più spacconi si ritrovano poi a guaiolare come cani bastonati e finiscono a loro volta vittime delle pallottole dei loro stessi datori di lavoro. Inoltre, la spietatezza di queste organizzazioni di sicari è mostrata anche col fatto che, dopo tanti omicidi di sconosciuti, prima o poi viene commissionato l'omicidio della propria fidanzata o di un caro amico. O si obbedisce, o si viene uccisi a propria volta. A ciò si possono aggiungere i tragici scambi di persona e il fatto che molte vittime sono innocenti ed estranee al crimine, anche se scomodi testimoni.
Bogart è bravo come al solito, e gli altri se la cavano tutti bene.
L'ho trovato un film ben fatto e coinvolgente, che riesce a comunicare idee interessanti, e sa colpire per personaggi e situazioni.
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