Regia di Bretaigne Windust, Raoul Walsh vedi scheda film
Raoul Walsh sostituisce Breataigne Windust alla regia portando a compimento quest'opera, ma per rispetto di quest'ultimo non vuole comparire nei credits.
"La città è salva" ("The Enforcer") è un film dalle forti tinte nere: teso, duro, violento.
Il procuratore Martin Ferguson (H. Bogart) ha finalmente fra le mani il capo di una vera e propria industria di omicidi su commissione, Albert Mendoza (E. Sloane); una figura inafferrabile, quasi eterea che fa tremare le gambe delle persone solo a sentirlo nominare. Ferguson è pronto ad estrarre il proprio asso nella manica, ma le cose non vanno per il verso giusto.
Questo è l'incipit del film, con il "mefistofelico" Mendoza chiuso in prigione e pronto ad essere processato. La narrazione parte, dunque, dalla conclusione, ma viene di continuo frantumata e rimessa insieme come in un mosaico a colpi di flashback . Flashback che moltiplicano gli angoli di osservazione e danno voce agli assassini. La cornice poliziesca viene, perciò, spezzata facendo di "La città è salva" un film che affonda le proprie radici nel cupo marciume metropolitano del noir, dove l'aria si fa rarefatta e sempre più irrespirabile, risentendo, forse, anche dell'atmosfera di insicurezza, paura e disagio che gli States stanno attraversando a causa del maccartismo.
"La città è salva" è prevalentemente un'opera dominata dalle figure maschili (come in "Giungla d'asfalto" o "I senza nome"); quelle femminili vengono relegate a sporadiche apparizioni che, però, qui rivestono un ruolo chiave nell'intreccio.
La caratterizzazione dei personaggi da una parte si riallaccia a quella tipica dei noir; dall'altra se ne discosta, o meglio, se ne "libera". Il procuratore distrettuale Ferguson interpretato da Bogart richiama ai suoi detective hardboiled Sam Spades e Marlowe, ma a differenza di essi risulta più "umano", spogliato (e depurato) da quell'aura da "supereore" sciupafemmine che lo caratterizzava. Certo, anche Ferguson è un duro dallo spirito un po' disilluso e ambiguo, ma risulta più "reale" e "genuino" rispetto ai suoi illustri predecessori. Più vicino, per intenderci, al Marlowe interpretato da D. Powell ne "L'ombra del passato".
L'assassino, poi, non veste sempre i panni del gangster di professione, ma anche quelli insospettabili del vicino della porta accanto.
"I soliti sospetti" di B. Singer è più che debitore di questo "The Enforcer" e non solo per la figura di Kayser Sose (che anche per assonanza ricorda Mendoza). Guardare per credere.
E' davvero strano come ci si dimentichi in fretta di certe opere. Gli amanti del noir, almeno, non se lo facciano scappare. Chi ha apprezzato, poi, il lavoro di Walsh (e Bogart) nel più famoso e acclamato "Una pallottola per Roy", non ne rimarrà assolutamente deluso. Anzi, a mio avviso "La città è salva" è persino migliore, poichè non inciampa in quelle cadute di tono dedrammatizzanti che invece sono ravvisabili in "Una pallottola per Roy"!
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