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Doppio sospetto

Regia di Olivier Masset-Depasse vedi scheda film

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La recensione su Doppio sospetto

di gaiart
8 stelle

Ancora un volta l'uomo è scemo. E la donna perfida. In questo originale ed elegante thriller che tiene sospesi dalla sedia più o meno di 3 centimetri per ben 93 minuti, la sceneggiatura conferma l'assunto della mia tesi.

 

Ancora un volta l'uomo è scemo. E la donna perfida. In questo originale ed elegante thriller che tiene sospesi dalla sedia più o meno di 3 centimetri per ben 93 minuti, la sceneggiatura conferma l'assunto della mia tesi, trionfando ai Magritte e vincendo 9 premi su 10 nominations.

 


 

Noir hitchcockiano al femminile diretto da Olivier Masset-Depasse, già regista dell’acclamato Illégal, ricco di colpi di scena, narra il rapporto tra due donne, come quasi sempre avviene invidiose tra loro, vendicative, spesso dissociate come trasmette chiaramente la protagonista, acclamata con entusiasmo al Toronto Film festival, la straordinaria Veerle Baetens.
Maestro di scacchi nell'alimentare le psicologie assenti, incuranti e deboli dei due mariti e malate, sospettose, devastate delle due protagoniste, il regista dipinge una crisi interiore perfetta nella perdita di un figlio nel femminile che, come un vaso di cristallo crepato, si appresta ad aprirsi da un momento all'altro, allo stesso modo nell'anima fratturata di Celine quella vena si coagula nella voglia di distruzione di chi è sopravvissuto e di tutti i suoi affetti: l'amica Alice, il marito, la suocera.
A cavallo tra Shakesperare e Hitchcock, in una Lady Macbeth dai toni fisici di Tippi Hedren, spinta nel malvagio non dalla brama di potere, ma energeticamente mossa dalla devastante voglia di riavere un figlio, la storia perplime.
Le due amiche Alice e Céline, entrambe sposate, entrambe con due figli di otto anni che vivono come fratellini, abitano in due amene villette a schiera, leggermente asimmetriche, uscite da un elegante, ma tipicamente inquietante quadro di Edward Hopper, in cui già solo le architetture vuote contribuiscono a emanare solitudine umana, precarietà dell'essere e un aleggiante senso di smarrimento e disagio. Ecco questa casa diviene protagonista assoluta nel convogliare il fatale e totale svilimento delle anime che vi abitano. Seppur belga, la pellicola tratta dal romanzo Derrière la haine di Barbara Abel, ha toni pastello: rosa, gialli e tenui azzurri non solo del melenso femminile che descrive, ma anche colori, abiti, auto dell'epoca americana anni '60 in cui riesce a catapultare totalmente lo spettatore..
Legate da un'apparente amicizia forte che le porta a condividere ogni cosa, i caratteri delle due si delineano però diversi; emotiva, ansiosa e apprensiva la prima: Alice, rimasta orfana presto; più distaccata, quasi menefreghista o troppo rilassata la seconda, Celine; atteggiamenti e modi che si riversano verso i rispettivi figli e nella loro crescita.
Quando la tragedia spunta, da dietro l'angolo di casa, questa armonia perfetta si spezza. Alice assiste, impotente, alla morte accidentale di Maxime, il figlio di Céline. Accecata dal dolore, Céline rimprovera ad Alice di non aver fatto il possibile per salvare suo figlio e sembra meditare una sconvolgente vendetta...


Sarebbe impossibile descrivere Doppio sospetto senza usare la parola hitchcockiano” scrive Variety. “Il magnifico thriller psicologico di Olivier Masset-Depasse richiama a tal punto lo stile del maestro del brivido ed è così splendidamente avvolto nell’atmosfera degli anni ’60 che a volte ti aspetti di vedere la protagonista Veerle Baetens trasformarsi all’improvviso in Tippi Hedren. Ma per quanto questa influenza sia evidente, anche nella struttura a spirale di una vera e propria discesa agli inferi, il film finisce in realtà per sovvertire lo spirito dei titoli più al femminile di Hitchcock. In questi ultimi, infatti, la devozione, la gelosia, la coercizione e il sospetto definiscono un’idea di rapporto tra uomo e donna, mentre nel film di Masset-Depasse si spostano nelle dinamiche di una relazione tra due donne”.

 



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