Quando, nell'anno 1860, un irrefrenabile Giuseppe Garibaldi regala il Regno delle Due Sicilie da secoli in mano ai Borboni, al re piemontese Vittorio Emanuele II di Savoia, le truppe di quest'ultimo cercano di civilizzare un territorio che costoro trovano imbarbarito e vittima del brigantaggio.
La vicenda, dopo una apertura storica corale, si concentra su quattro donne dedite alla macchia, nel momento in cui l'ultima che vi entrerà a far parte si troverà a salvare una delle tre in attesa di essere giustiziata.
Ecco che quindi, dopo un plateale incipit storico, il film action si trasforma in un concitato western al femminile che non disdegna situazioni pulp e che celebra il riscatto della donna che combatte ad armi pari contro l'arroganza tipicamente maschile che la vorrebbe muta e dedita ai lavori di casa.
Per la regia accurata e dinamica di Giovanni La Parola, che torna dopo quindici anni a dirigere un lungometraggio di narrazione, Il mio corpo vi seppellirà pare una risposta sicula e al femminile del già di per sé parodistico e citazionista western anomalo e "coreano" Il buono, il matto, il cattivo" del talentuoso Kim Ji-woon.
Un film con un titolo che promette quello che poi finisce per mantenere, forte del suo ritmo forsennato, dello sfoggio quasi sguaiato di paesaggi insoliti ed ammalianti di una Sicilia assolata e affascinante; il tutto frullato a dovere, al servizio, ahimè, di una storiella un po' qualunque, a cui non basta l'interessante ed inedito contesto storico concitato e travolgente per trasformare il prodotto finito in qualcosa di memorabile.
Miriam Dalmazio e Margareth Madé (un occhio solo che, perennemente spalancato, fa quasi per due) sono incantevoli, così come Antonia Truppo e Rita Abela risultano micidiali, se non irrimediabilmente castranti a danno di un genere maschile composto di soli vigliacchi, laidi o approfittatori, spesso resi sia in termini di personaggi di spicco che di sole comparse, alla stregua di macchiette un po' troppo scontate.
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