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Monty Python - Il senso della vita

Regia di Terry Jones vedi scheda film

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La recensione su Monty Python - Il senso della vita

di Decks
9 stelle

Una vera perla del cinema britannico, racchiude in sè disincanto, arguto umorismo british e una dose di surreale. Tre elementi che riassumono la filosofia di questo gruppo comico che, malgrado il disordinato anarchismo tecnico, è riuscito a creare un prodotto unico ricolmo di tematiche e ricoperto da un magnetico sarcasmo.

C'è una domanda, che è fortemente tipica dell'essere umano e che probabilmente lo differenzia da qualsiasi altro essere vivente sulla Terra; essa è una questione alla quale chiunque, acculturato o illetterato che sia, si ritrova a porsi durante un momento meditativo della propria esistenza.

Sarà perchè ci è concesso un periodo limitato per soggiornare in questo mondo, sarà perchè ci accorgiamo di aver fatto un grosso sbaglio oppure sarà perchè siamo semplicemente affascinati dall'esistenzialismo e le sue teorie...

Comunque vada, l'interrogativo resta ed è probabilmente uno dei più personali e difficili a cui poter rispondere, per farla breve: "Qual è il senso della vita?".

 

A tentare di darci una risposta sono quei simpaticissimi scapestrati dei Monty Python con il loro quarto (e probabilmente ultimo) film, indotti soprattutto dalla prospettiva di non dover più lavorare per tutta la vita piuttosto che per uno specificato stimolo artistico. Eppure, malgrado questa premessa, il risultato è uno dei migliori film comici della storia del cinema, che può esser visto come una semplice serie di sketch a cui ormai ci avevano abituato in televisione con il "Monty Python's Flying Circus", o come una pellicola profondissima, dotata di numerose critiche socio-politiche interessantissime e affrontando anche temi altamente intellettualistici come le problematicità filosofiche dell'esistenza.

Non è un'esagerazione affermare che, volendo, potremmo scrivere lunghi trattati su ognuno dei sette episodi che compongono questo lungometraggio, talvolta è addirittura possibile rinvenirvi valutazioni e analisi avanguardistiche su argomenti che oggi dominano l'opinione pubblica.

Senza risultare prolissi, basta citare alcuni spezzoni per dimostrarlo:

  • la scena in cui vengono prese di mira le religioni sono minuti di pura genialità, in cui i Monty Python non si limitano a cercare la risata attraverso la blasfemia, ma al contrario, essi stimolano lo spettatore a riflettere su taluni credenze e prese di posizione che causano soltanto una regressione, arrivando a rassomigliare a dei paesi del terzo mondo ( non per niente questa parte di film è acutamente e brillantemente ambientata, non in una regione africana, quanto nell'inglese Yorkshire).
  • Lo spietato trattamento riservato ai più deboli da parte dei più forti, in quella che all'apparenza sembra essere una semplice partita di rugby quando invece è un motivo per sottolineare la supremazia del più forte; il colonialismo e tantissime altre, che citare qui sarebbe superfluo.

 

 

 

Il consiglio, è sì, quello di svagarsi e di sorridere dinanzi alla ricca varietà di situazioni surreali, ma allo stesso tempo è ottima cosa fare attenzione, magari ad una seconda visione, a ciò che realmente ci vogliono dire i Monty Python. Perchè il vero talento di questi sette mattacchioni è proprio questo: cogliere con autenticità e passione i temi più profondi dell'uomo trasformandoli in una incredibile farsa.

Riguardo ciò, il gruppo di comici britannici affronta le più disparate filosofie di vita, ma in particolar modo è Kant a spiccare su tutti: in particolar modo sono i discorsi sul sublime e stralci di insegnamenti che possiamo trovare in "La Critica del Giudizio" ad emergere:

 

  • La donna che prima rifiuta di donare il suo fegato non esita un attimo successivamente a lasciare che i due uomini le asportino il prezioso organo. Il che è naturale: una volta vista l'immensità e la meraviglia dell'universo a confronto con la piccolezza umana; è il sublime che annienta l'uomo e la sua idea egoistica di essere al centro del cosmo e dinanzi all'immensità dell'innumerabile, perciò, quanto può valere un insignificante fegato?

 

 

Questo è solo uno dei tanti momenti che ci riserva questo meraviglioso lungometraggio e vale davvero la pena arrivare all'ultimo minuto finale in cui i Monty Python, oltre che effettuare nuovamente una critica miratissima e intelligentissima (stavolta al sistema cinematografico) non risparmiano neppure i più eruditi, dando la loro personale visione del senso della vita senza commettere l'errore di tanti cineasti che si sentono dei veri artisti e ci affibbiano una spocchiosa e volutamente difficile visione dell'insieme. I Monty Python fanno l'esatto contrario: il loro rimedio per vivere una vita felice è facile ed elementare senza alcun profondo significato, ma una volta che i titoli di coda scorreranno non si può che essere d'accordo sul fatto che se tutti seguissero quei semplici consigli il mondo sarebbe cento volte migliore.

 

"Well, it's nothing very special. Uh, try and be nice to people, avoid eating fat, read a good book every now and then, get some walking in, and try and live together in peace and harmony with people of all creeds and nations. And, finally, here are some completely gratuitous pictures of penises to annoy the censors and to hopefully spark some sort of controversy, which, it seems, is the only way, these days, to get the jaded, video-sated public off their fucking arses and back in the sodding cinema. Family entertainment? Bollocks. What they want is filth: people doing things to each other with chainsaws during tupperware parties, babysitters being stabbed with knitting needles by gay presidential candidates, vigilante groups strangling chickens, armed bands of theatre critics exterminating mutant goats. Where's the fun in pictures? Oh, well, there we are. Here's the theme music. Goodnight."

 

"Ebbene, non è nulla di speciale. Provate e siate gentili con le persone, evitate i grassi, leggete un buon libro ogni tanto e poi, fatevi qualche passeggiata, e cercate di vivere in pace ed armonia con persone di ogni credo e nazione. E, infine, ecco delle figure completamente gratuite di peni per dar noia ai censori e sperare di suscitare qualche tipo di controversia, sembra essere l'unico modo oggigiorno per indurre la gente tele-dipendente ad alzare il loro fottutissimo culo e tornare al cinema. Spettacoli per famiglie? Balle. Ciò che vogliono sono le porcherie: tipi che si fanno cose a vicenda con le seghe in mano durante i té di beneficienza, babysitter pugnalate con aghi da maglia da qualche candidato presidenziale gay, gruppi di vigilantes che strangolano galline, bande armate di critici teatrali che sterminano capre mutanti (poveri esordienti). Dov'è il divertimento nei film? Oh, beh, questo è quanto. Ecco il tema musicale. Buonanotte."

 

 

Non esito a dire che quella dei Monty Python è pura arte demenziale che in pochi hanno saputo emulare senza cadere nel ridicolo o nel non-sense.

In questo film si ride continuamente, in qualsiasi scena, grazie all'irriverenza di questi interpreti principi della comicità (obbligatoria la lingua inglese!) in cui tutti da Eric Idle a John Cleese, da Graham Chapman a Terry Gilliam riescono grazie al loro carisma ed alla loro espressività falsamente seriosa a mettere in scena il loro film più anarchico aggiungendovi un pizzico di autoironia, come nella scena in cui Chapman decide che il tipo di esecuzione che lo porterà alla morte siano una frotta di bellissime ragazze nude, giocando e scherzando sulla propria omosessualità.

Insomma, sceneggiatura e regia sono forse tra le più indisciplinate della storia del cinema: Terry Jones rispetta a malapena le regole basilari dei movimenti di macchina, difatti il risultato che abbiamo è decisamente caotico ma non è che un altro segno distintivo del cinema secondo i Monty Python.

La sceneggiatura, poi, è un puro divertissement, nient'altro, al punto tale che sembra più un prodotto per la televisione che per il cinema, colpevoli anche i set minimali. Tanto per dirne una, nessuno dei membri del gruppo si aspettava una vittoria a Cannes ritenendo il loro lavoro insoddisfacente.

 

 

Ed è qui che entra in gioco il gusto personale: nonostante adori quest'opera, mi ritengo affezionato più ai Monty Python in veste di cineasti che come cabarettisti televisivi, dunque, preferisco di gran lunga altre opere come "Brian di Nazareth" riconoscendo comunque la grandezza di questo lungometraggio.

L'unico difetto è la totale indifferenza a seguire qualsiasi forma (registica o sceneggiatoriale che sia), che in questo caso si unisce perfettamente allo spirito disordinato dei Monty Python, ma allo stesso tempo rende il lungometraggio frammentario, con una tecnica narrativa che non supera la facezia. In parole povere sembrano essere più sette sketch dati una serata a teatro, che un film per il cinema.

 

Una vera perla del cinema britannico e l'opera più personale dei Monty Python, racchiudendo in sè il disincanto, l'arguto umorismo british e una dose di surreale.

Tre elementi che possono riassumere perfettamente tutta la filosofia di questo gruppo comico che, malgrado il disordinato anarchismo tecnico, è riuscito a creare un prodotto unico proprio perchè pur essendo ricolmo di concetti e tematiche anche di difficile comprensione, essi hanno ricoperto il tutto con uno strato di magnetico sarcasmo, in cui lo spettatore non può far altro che ridere a crepapelle e dopo, se vuole, anche riflettere.

 

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