Regia di Jeremy Lutter vedi scheda film
Un frullato di luoghi comuni (creature maligne dei boschi, bambini posseduti, adulti increduli) ben girato da un regista al suo debutto. Nonostante il target sia quello dei teenagers, questo The hollow child sa farsi apprezzare anche da un pubblico più maturo.
Samantha (Jessica McLeod) è una ragazza problematica, adottata da un famiglia composta dai genitori Liz e Garret e dalla piccola Olivia (Hannah Cheramy). Un giorno, Olivia viene lasciata rientrare a casa da sola, attraverso un bosco nel quale, in passato, altri bambini sono scomparsi. Dopo alcuni giorni, misteriosamente, riappare ma da quel momento sembra non essere più la stessa: Olivia infatti maltratta il cane della vicina e ha un atteggiamento perfido verso la sorella acquisita. Con l'aiuto di Logan, un compagno di scuola, Samantha fa visita ad Alison, donna considerata folle dalla comunità perché in passato autrice di un incendio nella casa dei genitori. In realtà Alison è sorella di Janie, all'epoca un'altra bambina scomparsa nel bosco per qualche giorno, e successivamente riapparsa.
"Ci osservano, in continuazione, dall'oscurità, dai boschi, in attesa. Loro ci odiano. Odiano ciò che abbiamo. Tutto ciò che gli è negato per via della loro natura. Soffrono, se visti privi del loro travestimento. Devono celare la loro vera forma. L'unico modo per privarli del loro travestimento è liberare coloro che hanno preso". (Alison)
Dal Canada un altro debutto in regia, stavolta a firma di Jeremy Lutter. Si tratta di un teen-horror, con protagonisti ragazzi appena maggiorenni. Questa scelta narrativa, solitamente, sbarra l'accesso (perlomeno nel processo di identificazione) al pubblico adulto. Qui però la profondità del tema e la sceneggiatura accurata (non frutto del regista) sembra dare al film un taglio più maturo al prodotto, addirittura quasi ossimorico, perlomeno in un paio di occasioni: nei delicati, dolci e tristi lineamenti del volto del piccolo Logan, infelice innamorato di Samantha e deciso a sfidare la sorte, pur così giovane, per un amore non corrisposto; nella messa in atto della "purezza del Male", che qui prende le forme della quindicenne Olivia, vestita con un tutù rosa, mentre massacra una vittima azzoppata nel bosco: altro che fatina! Se il soggetto preleva un po' dal (noioso) The village e dal più ampio cinema a base di bambini malvagi (Ma come si può uccidere un bambino?, Grano rosso sangue e Il villaggio dei dannati), il finale rievoca -inevitabilmente- i cloni de L'invasione degli ultracorpi, essendo animato da non meglio definiti "Impostor" che pure potrebbero anche essere alieni. Nonostante i diversi omaggi a questo o quel titolo, Lutter si dimostra versatile nel ruolo di regista, riuscendo a conferire una dimensione personale e a suo modo unica al film. Film che, come gran parte degli ultimi horror, perde punti sul finale: anche qui esageratamente fantastico (le gallerie sotterranee con i corpicini clonati) e a lieto fine.
Curiosità
La locandina presenta parecchie similitudini con quella di un film misconosciuto realizzato nel 2002: GhostWatcher di David A. Cross.
Nell'armadietto scolastico di Samantha compare un poster con un teschio blu/rosso, identico a quello della locandina di Inferno. Titolo, quello di Dario Argento, omaggiato anche nella sradicazione dei bulbi oculari di Emily, l'amica di Samanta (cifr. foto sopra).
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