Regia di Toni Fornari, Andrea Maia vedi scheda film
Tratto dall’omonima commedia teatrale, il film sfrutta il tema sentito delle separazioni, lo fa soprattutto dal punto di vista maschile analizzando attraverso l’ironia le conseguenze di una separazione.
Conseguenze che implicano il tornar a vivere da soli, a meno che non si ritorni ad albergare nella propria casa materna, magari appoggiandosi ai genitori. Le complicazioni però non son finite, ci sono anche la gestione dei figli e le mutate condizioni economiche che di solito penalizzano di più un uomo.
Il racconto fa leva sulle storie intrecciate di quattro amici che sono appunto i protagonisti di queste storie. Come loro accusatore un giudice donna specializzato in separazioni, la brava Francesca Inaudi interpreta questo ruolo facendo un po la morale ai quattro perseguitati, ricordando che in fondo la colpa della separazione è anche la loro, in pratica che se la son andata a cercare.
Gli interpreti mal diretti cercano di fare del loro meglio, ma non riescono a tenere lo stesso in piedi un film, un racconto mal impostato.
La tematica è sempre più d’attualità, ma qua è sfruttata male, per come è stato presentato, questo è un racconto adatto più al teatro che non al grande schermo. Non si può certo trasformare un argomento serio come questo, basta leggere episodi di cronaca, fatti di attualità e non rendersi conto che trattarlo con una versione stile risata non era il massimo, perlomeno la versione cinematografica andava affrontata in diverso modo.
Si poteva anche sorridere ma doveva essere un sorriso amaro, le separazioni sono una cosa seria, affrontarle in questo modo non mi sembra giusto, quasi come se si volesse minimizzare il problema che è appunto grosso come una casa.
Da vedere al teatro, al cinema meno...
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