Regia di Toni Fornari, Andrea Maia vedi scheda film
Commedia simpatica, che tratta il tema della separazione, con taglio leggero, ma efficace
Mauro, Paolo, Roberto e Massimo, sono quattro inseparabili amici, tutti separati. Massimo, l’ultimo in ordine di tempo a divorziare, ha appena provato a suicidarsi. Il giudice, un’affascinante giovane, gli ha tolto la casa, la figlia e in più lo ha costretto a passare cospicui alimenti, alla famiglia. Dopo essere stato ospitato a turno a casa degli amici, si decide a fittare un microscopico pied-à-terre, arredato in stile "garconniere", non disponendo costui, di molte risorse economiche, depauperate dalle esagerate pretese della consorte, cui il magistrato, ha aderito spietatamente. I tre amici che già ci sono passati, si prodigano per lui, elargendo consigli, su come agire per riguadagnare un minimo di serenità e normalità. Proprio quando Massimo sembra essersene fatta una ragione, a causa di un irrisorio incidente domestico, una vicina di casa del piano di sopra, bussa alla sua porta. Massimo ha una crisi di nervi, perché lei è proprio la giudice che lo ha ridotto sul lastrico e che non gli consente di incontrare la figlia, che peraltro istigata dalla madre, si rifiuta di vederlo. Dopo i primi scontri verbali e gli imbarazzi del caso, "vostro onore" familiarizza con gli amici separati e in un momento di confidenza, confessa di aver subito, da piccola, il divorzio doloroso dei suoi genitori, dopo che il padre aveva abbandonato lei e sua madre,cosa che l’aveva spinta a imboccare la carriera giudiziaria e per cui, nelle cause di separazione, non riusciva ad essere obbiettiva e pendeva sempre da una sola parte. Finché giudice non ci separi trasposizione cinematografica dell’omonima commedia teatrale, è un film che pur mantenendosi in superfice ,con ironia e sarcasmo, ma anche con garbo e tanta leggerezza, prova a scandagliare i problemi che la rottura del matrimonio,comporta, in una girandola di situazioni, divertenti e paradossali, tra colpe, ragioni, torti e ricatti, equivoci e scambi di telefonini. Frase cult detta da uno degli amici, in un grottesco francese "maccheronico": “fraternitè egalitè libertè e pensace tè’.
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