Regia di John Cassavetes vedi scheda film
A Cassavetes interessano i drammi interiori e con La sera della prima si tuffa a capofitto nel dramma esistenziale di Myrtle (G. Rowlands) in crisi nella vita privata e sul palco dove è impegnata con un nuovo personaggio. Il tutto, poi, viene amplificato dalla tragica morte di una sua fan, che si insinua nei suoi pensieri aprendo squarci che alcol e sigarette non possono colmare.
Indubbiamente Cassavetes (qui anche interprete) oltre che in platea ci fa entrare nel dietro le quinte del mondo teatrale e soprattutto ci fa vedere gli attori, indicandoli come protagonisti assoluti dell'opera artistica e sottolineando con la figura di Myrtle come debbano essere lasciati liberi di esprimersi seguendo la propria indole, il proprio istinto.
Detto questo, come in Volti o L'assassinio di un allibratore cinese ad esempio, a Cassavetes interessa maggiormente scavare nei singoli drammi esistenziali che ogni uomo, chi più chi meno, porta con sé. Qui lo fa attraverso la sua musa, la sua compagna di vita, ossia ancora una volta con G. Rowlands e il suo personaggio Myrtle. Per indagare questo mondo interiore costantemente sull'orlo del baratto in cui l'istinto prevale spesso sulla ragione, utilizza una regia che si concentra sui primi e primissimi piani, con fuori fuoco "accidentali", inquadrature (a volte) sporche, instabili e dominate dai corpi e dai volti. Inquadrature oppresse per lo più in spazi chiusi con luci artificiali.
In questo microcosmo il confine tra palcoscenico e vita reale non è netto. Ma se sul palco si riesce a vivere e a non sentirsi soli, il vero dramma inizia quando cala il sipario.
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