Regia di John Cassavetes vedi scheda film
Una compagnia teatrale sta provando un nuovo dramma in provincia, prima di debuttare a New York. L’attrice principale, già nota per le sue intemperanze caratteriali, è ossessionata dal pensiero di una ragazza investita da un’auto subito dopo averle chiesto l’autografo. Il produttore, l’autrice e il regista (con moglie al seguito) cercano di risolvere i problemi che sorgono via via. Alla fine tutto sembra andare a monte, ma si presenta una via d’uscita inaspettata. Cassavetes offre alla consorte Gena Rowlands l’ennesima occasione per esibire il suo istrionismo, e a volte deborda (la sequenza conclusiva è decisamente troppo insistita): ne viene fuori un bel ritratto di donna di mezza età, irritante con i suoi capricci da diva e la sua incapacità di accettare l’avanzare degli anni, ma toccante nella sua disperata solitudine. Da apprezzare la continua confusione fra vita e arte (spesso non si capisce se le fughe dell’attrice dalla scena siano previste dal copione o se siano dovute alla sua tormentosa insicurezza); un po’ debole la parte soprannaturale, con il fantasma della ragazza; peccato anche per il poco spazio dato al personaggio di Zohra Lampert, l’unica quasi normale in una gabbia di matti. Negli ultimi secondi, fra il pubblico, si intravedono Peter Falk e Peter Bogdanovich.
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