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Scuola elementare

Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film

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Dany9007

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Scuola elementare

di Dany9007
8 stelle

Con quasi 10 anni d'anticipo sia sul libro di Mastronardi che sul film di Petri Il maestro di Vigevano, troviamo una storia molto toccante legata alla realtà degli istituti scolastici nonché della realtà del nord Italia, qui concentrata su Milano alle porte del boom economico. Certo l'approccio è meno graffiante di quello di Petri ma tanti ingredienti sono già in fermento: le condizioni economiche degli insegnanti, sensibilmente disallineate al costo della vita di Milano, il fascino per la ricchezza nei settori dell'industria, del commercio o della carta stampata, la dignità e il fervore di alcuni docenti che, come il protagonista, sentono di avere una missione da compiere più che un lavoro da eseguire. Altrettanto entusiasmante l'approccio del protagonista nel voler far maturare i propri allievi nella consapevolezza delle proprie azioni, senza dover ricorrere al timore di un castigo. Chiaramente gli ideali del protagonista non tardano ad infrangersi, con le proposte di guadagni più facili attraverso delle ripetizioni, qualora favorisse la promozione del figlio di un ricco industriale, l'invaghimento per una collega che va presto in frantumi e che quindi spinge ulteriormente il protagonista verso un affannoso riscatto economico che tuttavia, l'assenza di esperienza e di capitali, tramuteranno il tutto in un grosso affare per un industriale già affermato. Al ruolo del maestro fa da contraltare la figura del bidello Pilade, compaesano del maestro, che cerca di metterlo in guardia circa le difficoltà del luogo e che tuttavia attraverso qualche traffico più o meno regolare, la disponibilità verso un po' tutti i lavoretti che si affacciano (smercio di lamette e rasoi, un secondo lavoro come fattorino), riesce a mettere da parte un discreto gruzzoletto, ma soprattutto ha un desiderio di riscatto verso il contesto che lo circonda che lo spingerà appunto verso il tentativo di mettersi in affari ben più grossi. La filosofia di Pilade ed il contesto che il regista vuole far emergere si sintetizzano bene nelle passeggiate dei protagonisti per il centro di Milano: con insegne, bar, vetrine illuminate, ma soprattutto nella sequenza sulla cima del Duomo, dove accompagnata da una panoramica sulla città la voce di Pilade elenca gli elementi di benessere che si intrecciano in quella città "Gomma, magneti, panettone, acciaio, macchine, miliardi" sostenendo tuttavia che lui si sarebbe accontentato delle briciole di quel meccanismo in cui vive. 

Molto toccanti infine due tematiche: la sensibilità del maestro per l'alunno ripetente ed immigrato dal sud, che aiuta a trovare un lavoro per supportare la mamma sola nonché la premiazione finale dei maestri che vengono encomiati per l'impegno pluriennale nella mansione e per la dedizione agli altri. 

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