Regia di Giuseppe Capotondi vedi scheda film
Raccontare l'arte al cinema credo si possa definire una delle cose più affascinanti che un cinefilo possa vedere ma, le pellicole che trattando tale argomento, hanno finito per lasciarne un segno nel tempo sono davvero pochissime.
A dieci anni di distanza dal suo esordio al lungometraggio, Giuseppe Capotondi torna alla regia, in questo noir dallo stile british e dal cast internazionale, su cui spicca la classe di Donald Sutherland, che interpreta il pittore autore del quadro che intitola la pellicola, e l'esuberanza di Mick Jagger, ricco viziato, mandatario del crimine.
Crimine che è il fulcro dell'interno racconto, intorno al quale si costruisce l'intera storia, sicuramente non caratterizzata da una sceneggiatura potente ne tantomeno da dialoghi degni di essere ricordati.
Pur possedendo scene attraenti, gran parte della durata scorre a fatica, tra eventi prevedibili e colpi di scena che non colpiscono mai davvero. Tra uno sbadiglio e l'altro compare Sutherland e tutto diventa più lieve. Indubbiamente anche la fotografia, che tende a ricreare un'ambientazione in stile inglese, pur trattandosi invece del nostrano lago di Como, riesce a conquistare una sorta di approvazione continua che risolleva (almeno in parte) le sorti funeste di una pellicola poco mnemonicamente pregnante.
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