Regia di Eran Riklis vedi scheda film
Torino Film Festival 37 – Festa Mobile.
Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Mai confidare in qualcuno a scatola chiusa, specialmente se il grado di conoscenza è superficiale. Oppure, se il soggetto in questione ne sa una più del diavolo e sfoggia un’esperienza che lo rende inafferrabile.
Per l’appunto, quando meno te lo aspetti, quegli individui che hanno compiuto missioni segrete di ogni tipo in giro per il mondo possono essere protagonisti di un imprevisto.
Peccato che tutto ciò non abbia luogo in Spider in the web, una pellicola farraginosa, flaccida e scontata, della quale si intuisce l’andazzo già nelle premesse spiattellate in apertura.
Adereth (Ben Kingsley) è un agente del Mossad avanti negli anni, che opera tra il Belgio e l’Olanda. Quando i vertici dell’intelligence israeliana avanzano dei dubbi sulle sue azioni, mandano Daniel (Itay Tiran), figlio del suo collega di maggior fiducia e deceduto da anni, a controllarlo da vicino. In effetti, Adereth ha in mente un piano e non accetta di arrendersi.
L’irruzione nella sua vita di Angela Caroni (Monica Bellucci) non farà che rendere più ingarbugliata la matassa.
Dopo gli esordi applauditi dalla critica e dal pubblico (La sposa siriana e Il giardino di limoni), il regista israeliano Eran Riklis ha cominciato a dirigere produzioni internazionali sprovviste di particolare smalto (In fuga con il nemico) o transitate senza lasciare alcun segno (Shelter). Con Spider in the web, film battente bandiera Universal, possiamo dire che ha toccato il fondo.
Segnatamente, si tratta di uno spy thriller scarico, perennemente sfilacciato, che prende il via da ambienti misteriosi, nei quali gli stessi componenti sanno di essere in costante pericolo, di indossare una maschera che non potranno mantenere sine die, di poter ricevere il benservito di punto in bianco e non con una semplice cartolina di licenziamento.
Per quanto non manchi di dinamismo nel suo dimenarsi da una location all’altra infilando un cospicuo numero di personaggi, le sequenze vivono perlopiù sull’onda del momento, senza legarsi dando luogo a una configurazione affiatata. Di conseguenza, il passo rimane impacciato e il motore non carbura mai, dovendosi aggrappare alla sicumera dei monologhi enunciati da Adereth/Ben Kingsley per dare qualcosa in pasto al pubblico.
Un altro vulnus macroscopico è collegato direttamente alle scelte del casting. Come da qualche tempo a questa parte gli capita con sconsolante frequenza, Ben Kingsley non è più una garanzia di qualità (senza andare indietro oltre il 2017, citiamo Giochi di potere, Il tenente ottomano e Security), per quanto timbri il cartellino sciorinando carisma senza sosta (finendo anche per strafare), mentre l’alchimia con Monica Bellucci non sboccia mai (come interpreti di una relazione focosa, sono malamente assortiti) e la sua spalla Itay Tiran è sciaguratamente anonima.
Insomma, l’unico elemento che abbonda nella stesura di Spider in the web è il garbage time. Un ruzzolone in piena regola di un regista cui gioverebbe tornare a sviscerare geografie più intimistiche e dibattute per ritrovare la sua dimensione migliore. Quella di cui oggi si sono perse completamente le tracce.
Micidiale.
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