Regia di Anthony Scott Burns vedi scheda film
Horror interpretato da teenagers, e ovviamente per soli teenagers. Vagamente in debito con certo tipo di film amatoriale Anni '80.
Ethan (Thomas Mann) sta lavorando a una macchina sperimentale per realizzare un progetto di "induzione elettromagnetica". Il tentativo cioè di distribuire l'energia elettrica senza cavi. Quando perde i genitori in un incidente d'auto, Ethan -per quanto giovane- deve prendersi cura dei fratelli più piccoli, Matt e Becca. Mentre prosegue nel tentativo di realizzare il suo sogno, la sorellina inizia a fare strani discorsi: sostiene, infatti, di ricevere di notte visite dei defunti genitori e parla sempre più frequentemente di un'amica immaginaria.
Modesto esordio in regia, opera di Anthony Scott Burns, già autore di alcuni cortometraggi e di un segmento del collettivo (e mediocre) Holidays (Father's day). La produzione, di tipo internazionale, tra Germania, Canada e Stati Uniti permette a Burns di avere a disposizione un discreto budget. Infatti la cura delle riprese e i buoni effetti speciali, limitati alle manifestazioni spettrali che hanno aspetto di ombre nere e fumose, sono la parte migliore del film. Film che rimanda a un tipo di horror Anni '80, come certifica -ad esempio- il manifesto di The fly (La mosca) tenuto da Ethan affisso ad una parete del suo laboratorio. E anche gli esperimenti, in grado di aprire varchi su altre dimensioni, non possono non essere in debito con H. P. Lovecraft e, in particolare, con la riduzione cinematografica di From beyond diretta da Stuart Gordon. Questi sono, in buona sostanza, i pregi di Our house. Pochi, ben pochi, però, rispetto ai limiti.
La sceneggiatura è scadente, non riesce a creare un minimo di tensione nemmeno quando (molto avanti) si manifestano le entità. Un horror che non fa paura, dove -caso più unico che raro- nessuno dei protagonisti passa a miglior vita. È un prodotto indicato per un pubblico davvero giovanile, come certifica l'età adolescenziale degli interpreti. Si fa molta fatica, per non dire che è impossibile, trovare significati che esulino dal puro intrattenimento. Ma si fa ancora più fatica a restare coinvolti dalla banale vicenda che scorre, priva di ritmo, sullo schermo.
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