Regia di John Lee Hancock vedi scheda film
La storia di Bonnie e Clyde, in cui i protagonisti sono coloro che li braccarono e uccisero.
Negli anni ’30, negli Stati Uniti, i giovani Bonnie Parker e Clyde Barrow, coppia nella vita e nel crimine, dopo aver scontato qualche anno di prigione, riuscirono ad evadere rocambolescamente e a mettere su una banda, la famigerata Barrow Gang, costituita da pericolosi rapinatori, che assaltavano soprattutto stazioni di servizio, grandi negozi ma anche banche, lasciandosi dietro una scia di terrore e sangue. Bonnie e Clyde coppia tra le più leggendarie di tutti i tempi, raccontata in numerose pellicole, ad ogni rapina, ad ogni proiettile sparato diventava sempre più icona, incarnazione del desiderio di rivolta e rabbia, della pancia di una nazione, che era sfiduciata nei confronti delle istituzioni, sfiancata dalla Grande depressione, aveva perso risorse economiche e perfino i suoi ideali e il suo sogno. Cosi i due malviventi, malgrado le loro azioni efferate, erano trattati come idoli. La morbosa attenzione e attrazione, che i cittadini rivolgevano a Bonnie e Clyde, elevandoli al rango di eroi, diventa così una perfetta allegoria del degrado morale e umano, in cui quella società era tristemente precipitata. Per fermarli, dopo che l'intero FBI e le ultime tecniche forensi , avevano fallito, la volitiva governatrice texana, anche se riottosamente, richiamò in servizio due ex-Texas Rangers, Frank Hamer e Maney Gault, strappato all’alcol di cui era abituale consumatore e afflitto da problemi prostatici, gli stessi uomini di legge ingaggiati dal governo per difendere i propri confini e poi “dignitosamente “congedati, rimessi di nuovo in campo dopo una lunga sosta forzata. I due rangers erano però ormai disillusi, e segnati dal loro burrascoso passato. Tuttavia, riuscirono a organizzare un'efficace caccia all'uomo, metodica e tenace,braccandoli inesorabilmente, affrontando con spirito di servizio e con mezzi limitati, le difficoltà di chi era arrugginito nel fisico e logoro nello spirito, contando unicamente sul loro fiuto investigativo. Hamer, che seguiva la banda e aveva studiato i suoi movimenti, aveva intuito che si muovevano in cerchio lungo il confine di cinque stati del Midwest, sfruttando le leggi sulla giurisdizione, che impedivano agli agenti di seguire i criminali in altri stati. Hamer era riuscito a tracciare i loro movimenti e prevedere dove sarebbero andati; l'itinerario della banda infatti includeva delle visite alle famiglie a rotazione; in quel momento era il turno di Methvin, la cui famiglia viveva proprio in Louisiana, qui giunsero dopo varie scorribande sanguinarie, i criminali a bordo di una Ford, Clyde rallentò vedendo il padre di Methvin, “persuaso” a collaborare e collocato in mezzo alla strada con il suo camion, come specchietto per le allodole. Quando l'auto fu abbastanza vicina, i due Ranger insieme ad altri agenti appostati, aprirono il fuoco, rovesciando una gragnuola di proiettili, sui malcapitati. Era il 23 maggio del 1934. Dopo questa mortale imboscata, raccontata nel tempo in diversi modi, mai sapremo l’esatto svolgimento degli eventi, centinaia di persone si accalcarono attorno ai loro cadaveri, allorquando furono portati nella vicina città, chi per curiosare, chi per strappare un lembo di vestito o un ciuffo di capelli, come cimelio, diverse decine di migliaia parteciparono ai loro funerali. Bonnie e Clyde erano diventati un vero e proprio mito. Tuttavia al centro del film stavolta non vi è la coppia criminale più famosa del mondo, che qui si vede solo di sfuggita, ma sono i loro inseguitori/giustizieri i veri protagonisti: Kevin Costner e Woody Harrelson, che si caricano il film sulle spalle e lo reggono bene, hanno corpi consumati e stanchi, presenze fuori luogo e fuori tempo, in un Midwest senza più onore né cavalli, ma solo automobili. Cowboys anacronistici, che inseguono i fuorilegge ancora alla vecchia maniera, prendono a pugni testimoni riluttanti, rimproverano duramente giovani e ingenui poliziotti, e guardano con diffidenza alle nuove tecnologie e quando vedono l’ultraleggero da cui Hoover li scruta, lo apostrofano come un inutile megalomane. Affascinante è il continuo richiamo al passato dei due ranger, legato al Vecchio West e ad un mondo che non c'è più, non riescono a concepire la fascinazione, che i criminali che inseguono riescono a suscitare nel popolo che li acclama.
Ma quello intrapreso dal regista Hancock, che rimane rigorosamente ancorato ad una visione dall’impianto classico, fatto di appostamenti e attese, non è solo un film per celebrare l’ultima, grande impresa di due eroi ormai giunti al tramonto. I personaggi interpretati magnificamente da Kevin Costner e Woody Harrelson, si portano addosso la dolorosa consapevolezza di essere al contempo dei giusti ma anche dei dannati, divisi tra umanità e spietatezza, all’inizio della storia un bambino chiede a uno di loro:” è vero che sei un assassino?” “Highwaymen - l'ultima imboscata” non è un film d'azione e sicuramente non ha il passo o il tono dei film attuali. ”Tradisce” anzi un'impostazione "classica" e uno stile compassato e riflessivo. Tuttavia è un buon prodotto cinematografico, realizzato con mestiere.
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