Regia di Stefano Mordini vedi scheda film
Giunto all'apice del successo economico, l'imprenditore Adriano Doria (Scamarcio) rischia di vedere evaporare tutto ciò che ha costruito quando entra nel mirino della giustizia e dell'opinione pubblica in seguito alla misteriosa sparizione di un ragazzo e all'accusa di avere ucciso la sua amante (Leone). Un'avvocatessa di rango (Paiato), prossima alla pensione, sembra l'unica in grado di toglierlo dai pasticci, a condizione che l'uomo confessi tutta la verità e non sorvoli sui dettagli. Che, stando alla versione dell'uomo, grosso modo sono questi: fuori dalla consueta residenza milanese dove si trovava con la sua amante, Adriano avrebbe avuto un incidente nel quale ha perso la vita proprio il ragazzo scomparso. Manipolato e puntino dalla sua amante, l'uomo ne fa sparire il cadavere, salvo doversela poi vedere con i genitori del giovane, poco inclini a credere a una messinscena degna dell'incipit di Psycho.
Con il remake dello spagnolo Contrattempo, Stefano Mordini, che aveva lavorato con Scamarcio in Pericle il nero, perde un'occasione ghiottissima: quella di portare alla sua massima potenzialità un film di ottima scrittura ma affidato a interpreti tutt'altro che all'altezza (d'altronde il film iberico fu pensato per la piattaforma Netflix). Qui, nonostante la presenza di Bentivoglio e dello stesso Scamarcio, sono le due donne protagoniste a destare le maggiori perplessità: Miriam Leone, la ex Miss Italia che dovrebbe essere cancellata da qualsiasi indicizzazione degli attori italiani, e la pur brava Maria Paiato, il cui gioco di identità è tuttavia troppo scoperto (responsabilità forse di trucco e regia). Atmosfere suggestive, suspense fiacca e risultato inferiore alle attese.
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