Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film
IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA
L'azione si conclude con un sostanziale fallimento, due morti, e una condanna a morte del manieri, che tuttavia viene graziato sul punto della fucilazione, e la sua pena commutata in ergastolo, con i primi dieci anni di totale isolamento.
In seguito viene condotto presso un nuovo carcere posto su un isolotto nel delta padano, e l'uomo, avendo finalmente l'occasione di confrontarsi con altri anarchici più giovani ed aggiornati di lui, scopre, suo malgrado, che l'isolamento lo ha reso inadeguato e poco aggiornato sull'evoluzione del movimento di protesta popolare, trasformando le sue teorie un tempo foriere di ammirazione e condivisione, in utopie superate da un progresso economico sociale dal quale egli è stato isolato ed estromesso.
Sfiduciato e demoralizzato, sceglierà di farla finita lasciandosi annegare.
Un apologo riuscito ed impetuoso sull'antitesi inevitabile che viene a crearsi tra un tipo di socialismo di fatto utopistico tipico di una forma di anarchia quasi filosofica, e quello scientifico di stampo marxista, più legato alle reali problematiche e disuguaglianze sociali.
Ottima prova di Giulio Brogi, leonino e fiero così come arrendevole e demoralizzato quando la consapevolezza della propria inadeguatezza da isolamento lo prende fino a trascinarlo nel baratro senza ritorno.
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