Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film
Nel 1870 l'anarchico internazionalista Giulio Manieri (Giulio Brogi) tenta l'insurrezione in una cittadina umbra. Fallito il tentativo, verrà prima condannato a morte ed in seguito la pena gli verrà commutata in ergastolo. Dopo essere sopravvissuto al tedio del carcere grazie ad un metodico ricorso all'immaginazione, Manieri viene chiamato a cambiare sede penitenziaria. Nel tragitto in barca verso la casa circondariale, l'uomo incontra altri sovversivi e dallo scambio verbale con questi capisce che ormai i suoi ideali sono dispersi. Davanti a tale consapevolezza, si suicida buttandosi in acqua.
Con uno stile avulso da qualsiasi ricercatezza affabulatoria, secco, cristallizzato nell'afflato utopistico del protagonista e liberamente ispirato alla novella Il divino e l'umano di Lev Tolstoj, i fratelli Taviani confezionano un film per la televisione che non concede nulla allo spettacolo ma che punta tutto sulla tensione civile che lo ispira. Visto con lo sguardo dell'ideologia, il film merita senz'altro di essere ricordato. Ma la estrema rarefazione della scansione narrativa lo colloca dalle parti di un cinema tarkovskjano che rasenta l'afasia.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta