Regia di Roger Corman vedi scheda film
La legge ha sempre previsto il diritto di rifiutare un'eredità. Nessun caso sarebbe più consigliabile di questo.
Sono un amante dell'horror-gotico, quello dei castelli, delle cripte e delle bare. Questo è un esemplare poco noto di Roger Corman, che comunque è forse il principale esponente del genere, assieme a Mario Bava.
Ebbene, la pellicola non delude, sia per l'inventiva e la perizia tecnica del regista (che gli permetteva, tra l'altro, di girare film con pochi soldi), che per la cura dell'ambientazione e delle luci, elementi questi essenziali in un horror. Come anche Bava. Corman aveva capito quanto fossero importanti l'oscurità, la nebbia, i paesaggi spogli, i cimiteri che nessuno visiterebbe, e gli interni squallidi e infidi dei castelli. Senza tutto ciò, queste pellicole sarebbero ben poco coinvolgenti e paurose.
Vincent Price è, al solito, bravo, addirittura in due ruoli: il buono, ma anche inquieto e tormentato erede del castello, e il malvagio antenato, sadico e cultore del demonio. In alcune scene, il cambio di personalità, con l'anima dell'avo che possiede il suo rampollo nato due secoli dopo, è efficacie e ben recitata dall'attore. Sembra veramente di vedere due personaggi diversi.
Alcuni trucchi sono un po' sbrigativi, come la salma dell'amante che resuscita dalla bara, mentre altri sono ben fatti, e credo abbiano ispirato altre pellicole. Mi riferisco al mostro che vuole uscire dall'abisso: è una scena abbastanza paurosa, che credo abbia ispirato John Carpenter in “Il signore del male”. Lo stesso si può dire degli abitanti deformi del villaggio maledetto, che circondano come in trance e quasi zombi il malcapitato erede inglese con la moglie.
Consigliato a tutti gli amanti del genere gotico, e dei racconti dell'immancabile E. A. Poe.
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