Regia di James Gray vedi scheda film
Come si fa a dire di un film che è brutto senza offendere tutti coloro che hanno contribuito alla creazione dello stesso? Ovviamente è impossibile, già il solo fatto di averne concepito il pensiero, comporta la conseguente offesa.
Ma, l'ultima opera di James Gray non è inguardabile ma poco ci manca. Composta da dialoghi lenti e pregni di esistenzialismo neanche troppo spicciolo, la pellicola è noiosa, difficile da seguire, se consideriamo poi che dalla sua non ha nemmeno scene degne di nota, basta poco per capire lo spessore della pellicola che ci troviamo ad analizzare.
Se avessi potuto parlarne con Gray avrei avuto non poche domande. Lecito sarebbe stato chiedergli per esempio, per quale motivo la forza di gravità nello spazio è uguale a quella che abbiamo sulla Terra o piuttosto cosa intendeva fare, o almeno dire, quando ha deciso di introdurre i primati (inteso come scimmie inteliggentissime e cattive) non solo senza averci prima introdotto alla loro presenza ma senza nemmeno prendersi la briga di spiegarcela dopo che finiscono per compiere un brutale assassinio.
Il dispiacere maggiore è vedere Brad Pitt interpretare Roy McBride, astronauta dal cuore tenero illuminato mentalmente da un finale incongruente con il carattere mostrato per tutta la durata della pellicola, in modo convincente pur mantenendo la stessa identica espressione per tutto il tempo in cui è in scena.
Ho sempre pensato che le pellicole ambientate oltre il pianeta Terra siano quelle con la realizzazione più difficoltosa, e Gray mi ha dato la conferma assoluta di ciò. La cosa inspiegabile è una sorta di percezione che si ha nel guardare la pellicola, come se in qualche modo, attraverso l'utilizzo delle immagini valorizzata da una buona fotografia, lo spettatore riesca quasi a sentire lo sforzo del regista e l'impegno che sembra averci messo nella realizzazione di quello che finisce poi per essere, comunque, l'ennesimo film ambientato nello spazio, mal fatto.
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