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Rabbia furiosa - Er Canaro

Regia di Sergio Stivaletti vedi scheda film

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La recensione su Rabbia furiosa - Er Canaro

di alan smithee
5 stelle

Fabio esce di galera dopo otto mesi scontati al posto dei vero colpevole, l'energumeno Claudio, piccolo boss di un quartiere popolare romano lasciato nelle mani di prepotenti che vivono sulle spalle dei piccoli commercianti a loro sottomessi.

Per premiarlo dell'omertà in suo favore, Claudio gli ha messo a disposizione un nuovo locale nuovo, tutto riassettato ed in ordine, ove poter esercitare la professione di toelettatura per animali, professione che Fabio ha sempre amato, considerato il suo attaccamento per gli animali.

Nel contempo il malaffare dilaga tra le attività del boss: scommesse clandestine sui cani, costretti a combattere in sanguinosi duelli; giro di droga, estorsioni e altri illeciti.

Fabio, uomo mite con bella moglie e figlia a carico, tenta di reinserirsi sopportando le angherie di Claudio, ma quando quest'ultimo inizia a sfogarsi con gli animali che ama, con il suo migliore amico, un vecchio indomito meccanico, e soprattutto quando vede seriamente minacciata l'incolumità della propria famiglia, ecco che il "canaro", da uomo mansueto e pacifico, aiutato dagli effetti di una nuova droga che si è incaricato in segreto di contrabbandare per un boss di ben altro rango, e all'insaputa del suo compare ex culturista - ecco che da mite agnello remissore di peccati, si trasforma in uno spietato aguzzino, carceriere, e quindi omicida.

L'ultima fatica cinematografica del creatore di mostri ed effetti speciali Sergio Stivaletti, che in questa produzione a basso costo si occupa - onore al merito e alla costanza - anche pressoché di tutto il resto, dalla sceneggiatura alla produzione, e of course, agli stessi effetti speciali, suscita un grandissimo interesse per il confronto a cui inevitabilmente la pellicola induce.

Si tratta infatti di uno dei curiosi casi - già avvenuti in passato ad esempio con il biopic su Cristoforo Colombo, curato da Ridley Scott e da John Glen nel medesimo anno, quell'ormai lontano 1992 del Cinquecentesimo anniversario della scoperta americana - in cui la medesima storia viene trasposta al cinema da due produzioni differenti, nel medesimo arco temporale.

Anche questa volta, nel voler affrontare il resoconto dell'incredibile, nerissima vicenda del Canaro della Magliana, il cinema ci favorisce una interessante riflessione su come si può condurre una narrazione secondo due prospettive completamente differenti, frutto di stili, intenti, scelte narrative diametralmente opposte, che contribuiscono a creare due prodotti diversi basati tuttavia sulla medesima, tragica, sanguinosa vicenda.

Riccardo De Filippis

Rabbia furiosa - Er Canaro (2018): Riccardo De Filippis

Romuald Klos

Rabbia furiosa - Er Canaro (2018): Romuald Klos

La cronaca dell'omicidio perpetrato da Pietro De Negri, toelettatore di cani, ai danni dell'ex pugile e delinquente di quartiere Giancarlo Ricci che lo angariava con il suo comportamento folle e sconsiderato, avvenuto nel 1988, è stato oggetto di due progetti cinematografici separati e indipendenti: quello noto e premiato, quindi a tutti gli effetti di serie A, che ha segnato il ritorno sulle scene di Matteo Garrone, premiato al Festival di Cannes con il suo teso ed affascinante Dogman; e quello meno "finanziato", più fatto in casa, più da serie B, se vogliamo pure trash, targato Stivaletti, che sposta la location dalla Magliana al Mandrione, cambiando altresì il nome ai protagonisti. 

Ne scaturisce in questo ultimo caso, forse anche condizionati dalla circostanza che si affronta la pellicola dopo aver visto (ed apprezzato) il film di Garrone, un film che invoglia inizialmente ad un atteggiamento prevenuto, quasi di imbarazzante pregiudizio, che si trasforma tuttavia presto in una ben differente predisposizione di tipo affettuoso nei confronti della pellicola, a cui è veramente difficile voler male, e che rende propensi a non tener conto di molte ingenuità o tentazioni inutili di un autore da molto tempo addentro al mondo dell'horror, e pertanto tendenzialmente avvezzo a tradurre immagini e situazioni, in un escamotage utile ad addentrarsi entro il genere.

Dopo un avvio narrativo teso, ma misurato, infatti, il film precipita nel gore più incontrollato, che fornisce a Stivaletti l'occasione per misurarsi con i suoi adorati effetti macabri, come teste mozzate, corpi straziati di cani, torture agghiaccianti.

Laddove, in sostanza, Garrone, forte del suo stile asciutto, ma visivamente accattivante, estremamente autoriale, puntava sulle atmosfere plumbee e cupe del popoloso quartiere romano che ben si predisponevano ad accogliere una vicenda altrettanto controversa e violenta frutto di una esasperazione che rende l'uomo pacifico allo stato di una belva intenta a difendersi con tutto se stesso, Stivaletti al contrario si prepara dal basso della sua fotografia da tutti i giorni, dall'indagine investigativa di routine, dalla ordinaria vessazione subita dal mite Fabio da parte del malvagio prevaricatore di borgata Claudio, per esplodere nella follia della violenza più fuori controllo.

Dando sfogo al gore più incontrollato, che vede il mite oppresso toelettatore di cani trasformarsi in carnefice, grazie anche agli effetti "mutanti" di una super droga destabilizzante, i cui effetti il regista non vede l'ora di esplicitare attraverso lo scorrere del sangue, trasformando la sua versione del racconto cinematografico di un delitto di cronaca efferato e grandguignolesco, in una vera e propria fiera dell'orrore.

Questione di stili, certo. Rabbia furiosa non è certo un film pessimo, ed ha un suo incipit di tutto rispetto.

Se un po' forzati appaiono certi personaggi come l'amico meccanico-martire del nostro protagonista, la stessa moglie di Fabio, interpretata da una pur volenterosa Romina Mondello, ed assai caricaturale finisce per rivelarsi il personaggio di Claudio interpretato da un esordiente come Virgilio Olivari (di ben altro spessore appariva il medesimo personaggio in Garrone, l'orco davvero spaventoso interpretato splendidamente da Edoardo Pesce) convincente appare la prova del protagonista Riccardo De Filippis, almeno fino a che la vicenda non deborda nello splatter più incontrollato, che rovina molto di quanto validamente costruito fino ad oltre la metà del film.

 

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