Regia di Sergio Stivaletti vedi scheda film
Claudio, ex pugile e delinquente abituale, gestisce fra le altre cose un giro di combattimenti clandestini fra cani. Fabio, introverso proprietario di una toelettatura per cani, lo aiuta come può e suo malgrado. Dopo aver trascorso otto mesi di carcere al posto di Claudio senza fare una piega, però, Fabio decide di aver sopportato abbastanza.
Le uscite registiche di Sergio Stivaletti, rinomato autore di effetti speciali attivo fin dai primi anni Ottanta, sono sporadiche e sempre nel segno dell’horror; questo Rabbia furiosa non fa eccezione e racconta la nota storia del delitto del Canaro nella Roma del 1988. Fatti atroci che si celano dietro un’apparenza di normalità in un quartiere popolare in cui non mancano violenza e delinquenza comune; è proprio la modalità dell’omicidio, piuttosto cruento, a creare i presupposti per una storia in chiave horror e da questo punto di vista il film non delude affatto. La sfortuna incredibile dell’opera è però quella di essere uscita in contemporanea con il ben più quotato e pubblicizzato Dogman di Matteo Garrone, pesantemente ispirato alla medesima vicenda di cronaca nera. Sebbene Rabbia furiosa sottolinei in maniera più precisa il rapporto psicologicamente morboso fra i due protagonisti, difficilmente si potrebbe sostenere che l’atmosfera allucinata dell’opera di Garrone possa qui ritrovarsi. Allo stesso modo il racconto pare più lineare nel film di Stivaletti, ma più coinvolgente, cinematografico in senso ampio in Dogman. Se i paragoni fra i due titoli sono per forza di cose inevitabili, rimane comunque certo che Rabbia furiosa, preso di per sé, sia un buon prodotto gradevolmente diretto e interpretato da due volti funzionanti (Riccardo De Filippis e Virgilio Olivari), che offre la presenza nel cast, inoltre, di Romina Mondello, Romuald Klos, Rosario Petix e Ottaviano Dell’Acqua. Forse è proprio la direzione degli interpreti, unita a qualche dialogo un po’ troppo fasullo, quel che funziona meno; sceneggiatura del regista, di Antonio Lusci e Antonio Tentori. 5/10.
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