Regia di Sergio Stivaletti vedi scheda film
Ispirato da uno dei più violenti fatti di cronaca avvenuti a Roma, Stivaletti compone un dramma che esplode, per gradi e lentamente, in un finale raccapricciante. Un finale che è logica conseguenza di una vita vissuta tra soprusi e ingiustizie, tra delusioni, ricatti e odio.
"La rabbia è una malattia virale letale che si trasmette agli animali e all'uomo. Il contagio avviene attraverso la saliva di animali infetti e si evolve in tre fasi. La più terribile è detta RABBIA FURIOSA."
Uscito dal carcere di Rebibbia, dopo otto mesi di reclusione, Fabio (Riccardo De Filippis), trova ad attenderlo Claudio (Virgilio Olivari), pugile prepotente e implicato in un traffico di scommesse clandestine sui combattimenti tra cani. Costretto a subire costanti vessazioni, coinvolto a malavoglia nella rimozione dei chips sugli animali destinati al misero commercio, Fabio vive una condizione di precarietà economica -gestendo una toelettatura per animali- che si riflette anche nel rapporto con la moglie Anna (Romino Mondello) e la piccola figlia Silvia (Eleonora Gentileschi). Inoltre, deve occuparsi di spacciare una nuova sostanza stupefacente per conto di Ranieri (Giovanni Lombardo Radice) viscido personaggio che nasconde, dietro l'attività di onoranze funebri, il traffico di droga e la gestione di bande malavitose. Quando Claudio uccide il migliore amico di Fabio e violenta la moglie davanti ai suoi occhi, Er Canaro (sotto l'effetto di sostanze stupefacenti) organizza una spietata vendetta.
"Si tema l'ira dei mansueti perchè essi riverseranno in voi tutto ciò che hanno subito." (La Bibbia, libro dell'Apocalisse)
Terzo lungometraggio girato dall'effettista Sergio Stivaletti (dopo M.D.C. - Maschera di cera e I tre volti del terrore), realizzato dalla sua casa di produzione Apocalypsis. Supportato nella sceneggiatura dal critico Antonio Tentori (che nel film fa una breve comparsa nel ruolo di pusher) e da Antonio Lusci, Stivaletti prende spunto da un terribile fatto di cronaca, analogamente a quanto fatto da Garrone con Dogman, puntando però su venti minuti conclusivi (nei 118 complessivi) durante i quali -con dovizia di particolari- ricostruisce la sanguinaria trasformazione corporea (da uomo a cane) subita suo malgrado da Claudio. Ne esce un film particolarmente curato, con una prima lunga parte di preparazione durante la quale Riccardo De Filippis manifesta una grande capacità interpretativa, riuscendo a calarsi nella psicologia prima sottomessa, poi aggressiva, del "canaro" vendicativo. Anche i personaggi di contorno contribuiscono a rendere plausibile la vicenda. Così rivediamo volentieri sugli schermi sia Romina Mondello (gia Alex in una sconosciuta serie TV) che Giovanni Lombardo Radice, due attori che sembrano tornare dal passato per ricordarci che ancora, in Italia, esistono interpreti di qualità. Stivaletti conosce molto bene la macchina cinematografica, ed è un peccato che non abbia più volte tentato la regia.
Curiosità
Nell'ufficio di polizia, il commissario sta lavorando all'operazione "Cerbero", per risalire ai responsabili delle scommesse sui combattimenti clandestini tra cani. Al muro sono affisse foto segnaletiche di Dario Argento, Luigi Cozzi e Tom Savini!
"La pazienza messa troppe volte alla prova diventa rabbia." (Publilio Siro)
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