Regia di Lewis Gilbert vedi scheda film
Per dirimere una questione tra USA e URSS, legata ad un incidente avvenuto nello spazio, 007 (Sean Connery) viene inviato da “M” in Giappone, dove grazie ai servizi segreti locali cercherà la verità.
Lewis Gilbert è meno capace dei suoi epigoni nel valorizzare le scene d’azione (si pensi all’atterraggio di fortuna dell’aereo sabotato da Mrs. Brandt o all’esplosione finale del vulcano, che sembrano girate da Edward J. Wood), anche se rispetto ai predecessori ha maggiore istrionismo (la scena di Bond ripreso dall’alto che affronta un’orda di giapponesi sui tetti è veramente strabiliante per originalità). Ma sono troppe le parti non funzionali alla storia, cioè che virano al puro folclore fine a se stesso. Ad esempio le tradizioni e le peculiarità nipponiche, che ad un certo punto prendono il sopravvento: per mezz’ora Bond non combatte, non corre pericoli, non svolge alcuna missione (ma si integra col Giappone, si allena a fare il ninja, addirittura si sposa). Ci si chiede ancora, ad anni di distanza, il perché! Film che parte con ottime premesse (con Bond assassinato per depistare gli ormai numerosi nemici) e il Giappone che appare come una morsa letale; ma poi il film si dilunga, sparigliando personaggio e missione, uscendo dai binari usuali e finendo per annoiare. E la stanchezza di Connery si palesa con visibilità imbarazzante. In compenso si mostra Blofeld, l’uomo che accarezza il gatto bianco, che (stavolta) ha il viso da pazzo criminale di Donald Pleasence.
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