Regia di Lewis Gilbert vedi scheda film
L'avventura n° 5 di 007 al cinema è tratta dall'undicesimo libro scritto da Fleming strettamente collegato al precedente intitolato "On her majesty's secret service" dove Bond incontra per la prima volta il suo arcinemico Ernst Stavro Blofeld.
L'intenzione della EON era quella di trasporre proprio questo romanzo già da parecchi anni ma la crescente popolarità del personaggio in Giappone, la corsa allo spazio di USA e URSS e soprattutto la grandissima difficoltà nel trovare una location adeguata per il nascondiglio di Blofeld tra le montagne innevate fece cambiare direzione alla produzione che preferì ambientare il film proprio in Giappone come avveniva nel romanzo prescelto.
Fu annunciato alla stampa che in questo film Bond si sarebbe sposato, avrebbe conquistato lo spazio e sarebbe anche morto destando la curiosità dei fans di tutto il mondo ma un problema crescente stava sorgendo da un pò di tempo per i due storici produttori associati Saltzman e Broccoli: Sean Connery.
Connery era diventato insofferente del ruolo di superspia, aveva il timore che la sua figura professionale fosse ormai troppo speculare a quella dell'agente segreto britannico e che tutto ciò poteva ripercuotersi pesantemente sul panorama delle richieste di ingaggio nel momento in cui inevitabilmente avrebbe abbandonato il ruolo che gli aveva dato fama e successo in tutto il mondo, il grande Sean è un uomo intelligente ed aveva visto giusto dato che il periodo più basso della sua carriera è proprio quello direttamente successivo alla sua ultima interpretazione ufficiale di 007.
Saltzman e Broccoli guadagnarono sapientemente tempo garantendo a Connery che dopo questo film avrebbe potuto prendere il largo nonostante il suo contratto prevedesse la partecipazione ad un altro film, il manifesto presentato all’anteprima riportava la scritta “Sean Connery is James Bond” e lo vedeva accerchiato da intriganti geishe che si prendono cura di lui in una tipica tinozza orientale di legno.
L’adattamento del romanzo fu affidato stranamente ad un veterano di letteratura per bambini, quel Roald Dahl autore di “Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato” e già in questa fase si configurarono i primi problemi che si verificheranno poi in fase di ripresa: la matrice letteraria fu completamente stravolta tanto che la vendetta di Bond che rintraccia Blofeld nel suo castello alle pendici del monte Fuji fu trasformata in una missione di ricerca del nascondiglio della S.P.E.C.T.R.E. impegnata a sabotare le missioni spaziali delle due superpotenze mondiali con lo scopo di scatenare la terza guerra mondiale, ben presto la EON si rese conto che in Gaippone non esiste un castello ubicato nella posizione descritta nel romanzo e decisero di creare un costosissimo e mastodontico set che nel film rappresenta l’interno di un vulcano in cui Blofeld mette in atto i suoi piani criminosi e questo luogo d’azione che ricopre tutta la mezzora finale del film è l’unico elemento da ricordare di questo capitolo invecchiato molto male in cui c'è un solo elemento di spicco nell’evolversi della saga: la prima apparizione integrale di Blofeld che vive magicamente nella inquietante interpretazione di Donald Pleasance.
I difetti di “You only live twice" sono tantissimi e adombrano pesantemente i pochi pregi: in primo luogo la barriera linguistica fra inglesi e giapponesi si rivelò davvero ostica perché di base il popolo del sol levante ha difficoltà enormi ad assimilare la lingua inglese ancora oggi, figuriamoci nel 1967, l’interazione di Connery con le due Bond girl orientali Akiko Wakabayashi e Mie Hama è palesemente meccanica, osservare per credere la freddezza del bacio sulle pendici del vulcano ed anche la scarsa capacità recitativa delle due ragazze incide molto sul risultato, l’unico personaggio che sembra funzionare è l’alleato del controspionaggio giapponese Tiger Tanaka, la storia architettata per giungere al concitato finale ha poche sequenze memorabili e l’unico gadget degno di nota è l’elicottero da combattimento “Little Nelly” pilotato proprio dal suo inventore anche se purtroppo gli effetti speciali artigianali messi in mostra durante lo scontro con la squadriglia della S.P.E.C.T.R.E. risultano oggi molto datati.
Il complesso di agenti classici del MI6 è più che mai marginale e gli agenti di appoggio a Blofeld sono senza spessore, salvo a mala pena la bella Karin Dor, attrice tedesca molto affascinante.
Il vero difetto imperdonabile di questo film è la prova incolore di Sean Connery, svogliato, fuori forma, in leggero sovrappeso, inguardabile quando la sceneggiatura lo porta a mascherarsi da pescatore giapponese, come si fa a scambiare Sean Connery che è alto sei piedi e due pollici per un piccolo pescatore con gli occhi a mandorla solo perché addobbato con una fintissima parrucca e qualche protesi agli occhi, il massimo del minimo però si ha quando Blofeld gli punta addosso una pistola a distanza ravvicinata pronto a sparare: in quel frangente Connery è una statua di sale che non esprime ne paura ne sgomento ne tantomeno cerca di trovare una via d’uscita, a quanto sembra durante le riprese il suo soggiorno in Giappone lo portò al delirio pressato come era dalla stampa tanto che in un giorno di pausa quando non indossava il parrucchino un insolente giornalista si stupì che James Bond fosse calvo suscitando l’ira dell’attore che essendo molto riservato nella sua vita privata si sentì offeso personalmente con quella uscita davvero ridicola e inappropriata.
La regia di Gilbert è buona solo nell’interno del vulcano per il resto non ha grossi pregi e sancisce il fallimento di una operazione nata sotto una cattiva stella: sarebbe stato molto meglio almeno questa volta adattare un romanzo consequenziale a quello precedente evitando di sconvolgere un ordine temporale molto scorrevole, così facendo invece è stato snaturato un bel romanzo che chiudeva adeguatamente la sfida fra Bond ed il suo nemico storico strangolato con amarezza alla fine della storia, cosa che nel film non avviene.
Le scelte fatte dalla EON hanno rischiato di danneggiare anche lo stupendo film successivo in cui c’è un inevitabile ed irrisolvibile buco della trama proprio perché il primo incontro fra Bond e Blofeld non avviene in esso come nei romanzi, un motivo per cui questo film appena commentato è da me vagamente odiato a prescindere dai difetti sopra elencati ma la EON ha fatto di peggio, molto di peggio.
La colonna sonora di John Barry non mi entusiasma questa volta così come la canzone cantata da Nancy Sinatra davvero molto in basso nella mia classifica di gradimento dei brani storici della serie.
La sua prova peggiore nei panni di 007: svogliato, passivo, in sovrappeso, fece bene a cominciare a distanziarsi dal personaggio ma la ricaduta era dietro l'angolo, anche a distanza di anni.
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