Regia di Shin'ichirô Ueda vedi scheda film
Una matrioska metacinematografica brillantemente costruita, che non solo è un'esilarante commedia horror, ma anche un originale sguardo dall'interno sulla produzione di film di genere indipendenti, catturando tutta l'inventiva, la follia e l'euforia di un set a basso budget
E' molto difficile scrivere una recensione di One Cut of the Dead (questo il titolo originale, contenente un efficace gioco di parole col lungo piano sequenza che apre il film e ne costituisce il fulcro, mentre in Italia gli se ne è appioppato un altro, banale e fuorviante) senza spoilerare troppo e comprometterne la visione. Eviterò quindi dettagli sulla trama, se non per dire che il film è una matrioska metacinematografica brillantemente costruita, che non solo è un'esilarante commedia horror, che dimostra che si può ancora creare qualcosa di innovativo sull'abusato tema zombie, ma è anche un originale sguardo dall'interno sulla produzione di film di genere indipendenti, catturando tutta l'inventiva, la follia e l'euforia di un set a basso budget.
La proiezione è fin dall'inizio accompagnata dalle risate incontrollate del pubblico in sala di fronte all'esasperazione del regista alla ricerca di un "realismo" irraggiungibile, soprattutto con il mediocre cast a disposizione, alla gragnuola di trovate esilaranti e di colpi di scena e soprattutto ai momenti di bizzarro imbarazzo, apparentemente inspiegabili, risate che poi riesplodono quando il pubblico ne scopre le ragioni, nella parte in cui le scene viste qualche decina di minuti prima ci vengono mostrate da un 'altra prospettiva.
Meritatamente vincitore del TOHorror 2018, XVIII Festival Internazionale di Cinema e Cultura del Fantastico di Torino, One Cut of the Dead è una ventata di sana, spassosa ed intelligente follia.
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