Regia di Shin'ichirô Ueda vedi scheda film
20 FEFF Udine
Un regista di horror, perfezionista ed incontentabile, ha trovato una fabbrica abbandonata ove ambientare la fase clou del suo ultimo zombie-horror. Non un horror normale, piuttosto un prodotto televisivo in diretta ad uso e consumo della nuova rete "Zombie channel".
Nonostante la concentrazione, il risultato per il cineasta è sempre insoddisfacente, e il numero dei ciak aumenta considerevolmente, generando stress e malcontento sia tra gli attori, sia tra la manovalanza.
Quando la troupe viene malauguratamente attaccata da un’orda di zombie, il cineasta approfitta dell’occasione per far si che i suoi collaboratori, terrorizzati da una realtà che supera l’immaginazione, riescano finalmente a trovare la forma espressiva adeguata che lo convince.
Nella seconda parte del film, viene ironicamente analizzata la situazione per cui il film che abbiamo visto nella prima mezz’ora, ha potuto aver luogo, dando luogo a simpatiche dietrologie che ci spiegano alcune bizzarre soluzioni, apparentemente inspiegabili, se non con clamorose sviste di direzione, o errori di ripresa.
Nel finale, ci viene finalmente svelata la soluzione (vera?) che ha permesso le riprese di questo gustoso sberleffo al cinema di genere, e al mondo degli zombie.
One cut of the dead è stato probabilmente il film più applaudito e suscettibile di risate e applausi di approvazione nell’ambito del 20° FEFF, ove si è classificato secondo al giudizio della giuria popolare.
Girato con quattro soldi e tanto humor da un cast divertito e divertente, spumeggiante, accorso in massa all’appuntamento friulano col cinema d’oriente, il piccolo horror indipendente riesce anche a spiazzare dopo la prima mezz’ora, rendendo impossibile far capire allo spettatore a cosa egli andrà incontro nell’ora che gli resta da dedicarsi a questi zombie mezzi farlocchi o mezzi veri, con cui il film ha a che fare.
Gran risate, bel divertimento, ed una semiseria riflessione sulla cinica mentalità che guida produttori e strategie televisive, per l'ottenimento di prodotti di massa che sappiano dissetare palati tropo superficialmente considerati facili e prevedibili.
Ed è proprio la commistione trina “falso-falso/vero-vero/falso”, che rende spumeggiante questo bizzarro, a tratti esilarante esperimento/sberleffo ironico e dibertentissimo sul cinema di genere.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta