Regia di George Tillman jr. vedi scheda film
13° FESTA DEL CINEMA DI ROMA - SELEZIONE UFFICIALE
Vivere tra due sponde inconciliabili che non trovano soluzione per evitare di risultare separate dal fiume burrascoso dell'intolleranza e del pregiidizio.
Starr ha sedici anni, due fratelli più giovani con altrettanti nomi suggestivi ed evocativi di positività; e figlia di una coppia nera borghese che si è costruita una solidità patrimoniale grazie ad una rivendita di alimentari, scegliendo di rimanere ad abitate nel quartiere nero do Garden Heights, Alberta.
Lei ed i fratelli tuttavia vengono indirizzati verso una prestigiisa scuola privata ove i pericoli di agguati, spaccio e sparatorie siano scongiurati.
La ragazza, di buon carattere, si adatta e viene ben accolta; è bella e viene prescelta dallo studente più conteso, per divenire dapprima la sua prescelta per il ballo, e poi la sua ragazza ufficiale.
Ad una festa ritrova il suo coetaneo amico fraterno e gioviale Khalil, spacciatore in erba, che, nel ricondurla a casa, viene fermato psr un controllo di routine da una pattuglia e freddato senza ragione davanti al vomto inorridito di Starr.
Scioccata, distrutta, la ragazza si troverà a dover scegliere se mantenere l'anonimato, per non pregiudicare la sua posizione a scuola, o prodigarsi invece a denunciare il vetgognoso insabbiamento da parte di un Grand Jury propenso ad evitare l'incarcerazione del poliziotto bianco autore dell'uccisione del suo fraterno amico di vita.
Da questa scelta difficile, impossibile, in cui ogni via intrapresa parrà come quella sbagliata, il mondo di Starr verra' sconvolto in modo irreparabile da un odio latente ed insanabile, alimentato da un pregiudizio che distorce ogni tentativo di giungere a determinare la verità dei fatti.
Sotto la direzione solida e professionsle di George Tillman Jr., non nuovo ad affrontare, con piglio e senso del dramma, tematiche incentrate sulla odiosa e prevenuta discriminazione razziale (il valido biopic sul rapper Notorius B.I.G. ne è stato l'esempio più riuscito), ed avvezxo a produzioni a largo budget destinate a far cassa (gli scialbi e retorici Men of honor e La risposta è nelle stelle) The hate u give ci propone una lucida e a tratti esemplare riflessione sulla irrisolta soluzione della innata contesa che opprime uno stato che si promuove da un lato fautore delle più ampie liberta individuali, e poi si riduce a rivelarsi un segregatore di minoranze e un prevaricatore delle dignita e delle pari opportunita di una razza gia' anticamente sradicata a forza dalle proprie origini, e costretta al rango di schiavitù, oggi ancora succube di episodi anche gravi di discriminazione gratuita e prevenuta.
I buoni non sono tutti da una parte, cosi come la parte sana della società non si sviluppa solo in una delle due sponde: ma se un mea culpa lo devevfare pure la comunità nera, questo non esime che le imgiustizie ed i crimini dei bianchi possano rimanere esenti da una giusta condanna.
Il film, produzione a largo budget a marchio Universal, si propone al largo pubblico in questi termini, senza rinunciare ad una coerente e lucida scorrevolezza narrativa che evita compromessi tendenziosamente pilotati verso una facile drammaturgia condizionata da eccessivo ricorso al melodramma, restando legata alle sorti e alle decisioni cruciali e risolute dei suoi tenaci protagonisti. Il finale concitato "sbrocca" un po' troppo verso tentazioni da action ove i cattivi rischiano di divenire figurine monocordi e monodimensionali, ma il film regge bene e volge al termine senza mai tediare né indignare con spudorati compromessi narrativi.
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