Regia di Mikko Myllylahti vedi scheda film
Vestirsi da tigre. Per crescere e sconfiggere le proprie paure.
Pennellate di solitudine. Di disagio. Di esistenze nascoste dietro un’apparenza di selvatica normalità. Come un costume da tigre: una corazza colorata di morbido pelo, attraverso cui scrutare timidamente il mondo, fingendo di essere forti, di essere giustamente arrabbiati, di avere ragione ad urlare e diventare feroci. Un breve ritratto familiare, uno scorcio di selvaggia intimità colto in una fredda sera finlandese, ci propone la violenza come difesa da estranei dall’identità sconosciuta, non meglio precisati nemici da accogliere a suon di spari. Un colpo di fucile fora il soffitto: lo scopo non è uccidere o ferire, ma solo spaventare, ostentare potenza, sembrare un pericolo, essere considerati vincenti. Per il resto, basta che tutto rimanga fuori: sicurezza è stare silenziosi in disparte, a fare tappezzeria, nella incomprensibile festa della vita. Al centro del quadro, un figlio adolescente si fa scudo con un’invisibilità di fantasia, che è un po’ come giocare ad essere grandi, ossia persone come tante, anonime e dimenticate, abituate a tutto, e dunque immuni dalla vergogna. The Tiger è una storia raccontata con il paziente distacco di chi, pur conservando intatta la propria sensibilità, ha sostituito all’emozionata compassione dello spettatore l’indulgente curiosità dell’analista: è l’atteggiamento di chi guarda ed ascolta per capire non il perché – l’universale fondamento di ogni cosa – ma il come – che distingue il singolo da tutti gli altri, e lo vuole imprevedibile e mutevole, come una maschera da decidere all’ultimo momento, per ballare una musica scelta senza troppa cura. Lo spettacolo di sé si svolge in pochi minuti di tensione, ritagliati a caso in un tempo qualunque: un frammento di suspense casalinga, creata dalla triste follia di un padre che rientra
ubriaco, seminando un terrore che è soltanto il consueto, scontato diversivo. Un collaudato coup de théâtre, giunto, a fine giornata, a spezzare la noia e a squarciare il buio con un furioso impeto di vita.
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