Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film
Conclusione metacinematografica e incentrata sul logos della trilogia di Shyamalan
M.Night Shyamalan ha concluso in bellezza la sua inaspettata trilogia comiciata col lento, ma profondissimo "Unbreakable" e il concitato "Split": "Glass" (da Mr Glass, ovvero L'uomo di vetro interpretato da Samuel L. Jackson) è una personale e molto interessante analisi dei meccanismi delle storie supereroistiche, ponendosi dunque come un'opera transmediale, ma non solo. I vari strati di manipolazione della storia sono inaspettati, ben costruiti. Da una apparente demistificazione passiamo a una parziale mistificazione dei tre protagonisti "supereroi", indotti a credere nell'inesistenza del superuomo e nell'estrema causalità dei loro trascorsi, grazie alle spiegazioni psicoanalitiche della dottoressa interpretata da Sarah Paulson. Il film è costruito molto sul dialogo, dunque ha nei presupposti un'attenzione dello spettatore, che, se abituato alla classica nozione di cinecomic, rimarrà deluso. L'azione è limitata, ma diretta in maniera originale, tra sfondi sfocati e bellissimi primi piani da cui emergono gli sforzi sovrumani. Il sonoro contribuisce alla tensione, in particolare l'uso del ticchettio. Affascinante anche l'uso dei colori nella scenografia, a volte caldi a volte freddi. L'intento metacinematografico è arricchito da un ulteriore caratterizzazione dei personaggi, tutto tranne che stereotipati: antieroi, outsider, rispetto al quale non avviene solo l'allineamento, ma anche un certo attaccamento. McAvoy si distingue, dato il ritmo superiore con cui cambia personalità rispetto al precedente "Split". La conclusione è degna del regista: plot twist molto discutibile ma che rientra comunque e soprattutto nelle intenzionalità dell'autore. Molto disaccordo sia per la critica sia per il pubblico: chi sostiene che l'analisi supereroistica non sia roba nuova e chi si è annoiato.
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