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Glass

Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

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La recensione su Glass

di alan smithee
4 stelle

Glass, un titolo che prende spunto, anche e soprattutto, dalla malattia ossea che affligge il misterioso personaggio di Elijah Price di Unbreakable dell'ormai lontano 2000: personaggio cultore dei fumetti, tanto da vivere entro un mondo tutto proprio ove costoro assurgono a numi tutelari di ogni evento umano. Uomo paraplegico dalla giovinezza, ora ridotto in stato apparentemente vegetativo ed in cura "carceraria" presso una fantasmagorica e assai ben strutturata casa di cura per malati o dissociati mentali.

A finire in quello stesso ambiguo e freddo santuario della psiche, si ritrovano poco dopo sia l'ex rivale di quest'ultimo, ovvero l'enigmatico uomo nero David Dunn, che 18 anni orima risultò unico superstite di un devastante scontro tra treni posto al centro del film di cui sopra, e ora enigmatico e tenebroso eroe in incognito proteso a salvare la città di Philadelphia da una ventata di criminalità e di delinquenza che pare un sentimento latente ed incorreggibile. Infine -  ma si tratta vieppiu' del vero elemento portante del film - l'incontenibile disagiato protagonista di Split, ovvero Crumb, devastato dalle multiple personalità che lo abitano, ed afflitto dalla più potente tra esse, quella della "bestia", che lo spinge a rapire e "sacrificare" giovani donne innocenti alle brame perverse del più fosco, perverso ludibrio di quel malvagio demone fuori controllo citato poc'anzi.

Nel ricercare questo folle, Dunn viene catturato assieme alla sua preda e i tre uomini, costretti tra le mura di quel carcere della psiche, finiranno per interagire tra loro nel più pericoloso dei modi, incuranti e anzi aizzati nell'evolversi delle loro trame, dalle cure della perspicace, informatissima dottoressa Ellie Staple, che sembra assai preparata riguardo alle diagnosi e alle cure da somministrare ai tre eccentrici personaggi posti sotto la sua cura e giurisdizione.

I tre, con l'aiuto o il coinvolgimento ognuno di un personaggio focale della propria vita (il figlio di Dunn, l'anziana madre di Glass, nonché l'unica giovane vittima scampata alla furia di Crumb), finiranno per trovarsi liberi a cercare ognuno di dare una risposta al proprio dilemma esistenziale. Fino a sfiorare l'ipotesi di una nuova catastrofe/sfida alla indifferenza umana che li ignora fino a incarcerarli.

L'idea di riunire i personaggi di due film distanti tra loro sia a livello temporale che strutturale, pareva risultare già un passo insolito quanto pericoloso e firzato, ma certo anche galvanizzante sulla carta, grazie soprattutto a quell'incipit furbissimo ma stuzzicante che finiva per concludere il precedente, riuscito Split.

Ora Shyamalan, dopo la promessa anticipataci nel finale di questo film, si ritrova addosso tutte le problematiche (una vera e propria grana!) insite a congiungere personaggi, storie, personalità complesse e irrisolte, entro un unico flusso narrativo, che è logico e comprensibile trovare convulso, pasticciato, se non proprio confuso e contorto.

Ne scaturisce un film che, pur diretto molto bene - nulla da dire - appare farneticante, prolisso, inconcludente, spesso insostenibile, specie nell'interminabile parte conclusiva, in cui l'unico vero personaggio riuscito si conferma il multicaratteriale Crumb, reso con grande voracità espressiva dallo splendido James McAvoy.

Un film diretto bene, ma scritto malissimo, tutto attese snervante, ammiccamenti senza senso, attori intorpiditi da espressioni mummificate e vacue. 

Irritanti tutti gli altri attori del cast, dal Bruce Willis evasivo e ammutolito, fino alla stucchevole Sarah Paulson, davvero fastidiosa nella sua saccenza senza costrutto e con quello sguardo atono perso nel vuoto.

E Shyamalan si conferma uno dei registi più discontinui al mondo, genietto caratteriale, capriccioso ed incontenibile (appare pure in un cameo al negozio del figlio di Dunn, ove recita davvero malissimo con quello sforzato sguardo spiritato) simile a quei bambini intelligentissimi che hanno bisogno di uno spirito guida che faccia loro abbassare la cresta, anche magari per mezzo di una sonora risoluta sgridata, o un costruttivo efficace scappellotto,  atto a riportarlo sulla retta via perduta a causa di troppa ambizione fuori di ogni controllo o moderazione. 

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