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Glass

Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

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La recensione su Glass

di Antisistema
5 stelle


Era necessario un sequel di Unbreakable-Il Predestinato (2000), dopo aver fomentato l'hype tramite l'ultimissima scena di Split (2017)? Sicuramente, non ho vissuto l'esasperata attesa che pare vi sia stata per quasi 2 anni da parte dei fan, visto che alla fine ho recuperato il tutto quando la bolla mediatica era bella che dissipata, più che altro la prima perplessità venutami in mente, riguardava il fatto se fosse ideologicamente corretto collegare le due opere, anche perchè Unbreakable, l'ho letto come un'opera riguardante un borghese apatico e depresso, che nella routine mortifera della propria esistenza, scopre dentro di sè di essere un supereroe, in una parabola alla Miracleman di Alan Moore, dove Shyamalan però sfrutta il topoi del supereroe, non per esaltare l'individualismo, ma come metafora del potenziale inespresso in ogni essere umano, che se non ci crede lui stesso in primis, non potrà mai uscire dalla propria mediocre condizione sociale, mentre in Split, il dolore stesso in un duplice percorso parallelo tra Kevin e Casey, consente all'essere umano di evolvere e trascendere la propria condizione, rompendo ogni costrizione razionale imposta dalla scienza; due conclusioni identiche quindi, ma partendo da tesi opposte, che farle collimare nel supereroismo di Glass (2019), non può che portare ad un fallimento ideologico dell'opera di Night M. Shyamalan sin dalle premesse base.
Il cineasta ha detto che il progetto lo aveva coltivato da anni, progetti sui seguiti di Unbreakable in effetti per anni si sono avvicendati, ma solo il cameo finale di Bruce Willis in Split, ha dato il via al progetto complice il successo del film ed il fatto che il supereroe al cinema oramai è ampiamente sdoganato come genere, oltre che molto remunerativo, quindi Shyamalan, rimette insieme la banda in questa grande ammucchiata, della quale potrei solo dire che era meglio se alla fine se ne fossero stati tutti a casa.
Sequel diretto di Split con dei riferimenti ad Unbreakable, con Glass il regista vorrebbe portare a termine il proprio discorso sull'evoluzione umana, la quale consente di uscire dalle problematiche della propria vita, consentendo di trovare un proprio posto nel mondo; dopo i primi minuti dove David Dunn (Bruce Willis) è divenuto a tutti gli effetti un supereroe urbano a Filadelfia, tramite l'aiuto del figlio Joseph (Spencer Treat Clark), combatte il crimine ed è alla ricerca di Kevin Crumb (James McAvoy) sopranominato da tutti come l'Orda; dopo essere riuscito a trovarlo, i due combattono, ma vengono fermati e catturati dalle autorità locali, venendo rinchiusi nell'ospedale psichiatrico cittadino, dove da anni vi si ritrova rinchiuso Elijiah (Samuel Jackson) in perenne stato catatonico da farmaci, il tutto gestito dalla dottoressa Ellie Staphie (Sarah Paulson), che vorrebbe convincerli, nel limitato tempo concessagli, sul fatto che non siano supereroi.
Buttare i tre protagonisti all'interno di una struttura del genere sarebbe un'idea niente male, se solo il cineasta avesse idea di cosa farne, perchè non sembra avere molte cartucce da sparare, se non insistere ancora una volta al terzo film, come se già le due intere opere precedenti non fossero bastati, che David, Kevin e Elijah, sono semplicemente persone normali affetti da disturbi mentali o semplicemente auto-convintasi in base ad episodi della loro vita, di essere dei supereroi (l'Orda comunque non ha mai considerato sè stessa come un supereroe, Shyamalan quindi opta per una retcon non proprio felice).

 

Samuel L. Jackson, James McAvoy, Bruce Willis

Glass (2019): Samuel L. Jackson, James McAvoy, Bruce Willis


Oltre metà film, la si perde in questa struttura per fare un gigantesco recap delle puntate precedenti (potrei capire per Unbreakable, visti i quasi 20 anni passati, ma per Split no) e l'ennesima messa in dubbio dei loro poteri, questa è una cosa inaccettabile, non basta una mezza faccia perplessa di un Bruce Willis stra-imbolsito e scoglionato nelle espressioni del viso, per insinuare nello spettatore il fatto che la dottoressa possa avere ragione, non dopo aver assistito per due film ed i primi 10-15 minuti a dei fatti tangibili, che dicano il contrario al di là di ogni ragionevole dubbio, ma anche se il regista volesse tornare nuovamente sul punto, fallisce nell'esposizione, per il venir meno della componente umanista del proprio cinema, perchè sono loro stessi a non avere poi molti dubbi in proposito (le spiegazioni della dottoressa poi riguardano solo pochi avvenimenti e non tutti), quindi alla fine i personaggi in Glass, agiscono solo funzionalmente e non come soggetti attivi con una propria identità; nel seguire un meta-cinema estremista per quanto iper-didascalico tramite l'alter-ego demiurgo Elijah, Shyamalan smarrisce il sentiero della propria strada, di questa perdita ne fanno le spese gli attori, dove tranne Samuel Jackson, sono tutti sotto-tono e dispersi; Bruce Willis non è mai stato granchè nella recitazione, ma oramai fa solo pietà come attore, Spencer Clark invece non mostra abbastanza crisi di fede nei confronti dei superpoteri del padre (ma dopo 20 anni di attività, come possono i due avere dubbi in proposito?), mentre James McAvoy risulta meccanico quanto schematico nei suoi cambi di personalità perdendo la gran parte della carica di fascino ignoto mostrata nel precedente film, mentre Anya Taylor Joy è forse la più grande delusione alla luce del potenziale mostrato nel finale di Split, uscendone praticamente devastata in negativo da una risoluzione dei suoi problemi in un paio di battute pronunciate al suo ingresso in scena, arrivando a banalizzare sè stessa insieme a McAvoy, in una reazione duale di una "Bella" che deve domare la "Bestia"; basta vedere la fine della carica espressiva nei suoi occhi, per comprendere come la sua recitazione qui risulti appiattita... molto "borghese" oserei dire, avrebbe potuto esserci qualsiasi altra attricetta in sostanza (una Zendaya qualunque tipo), non sarebbe cambiato nulla.
Umanesimo fallito da parte, anche a livello estetico-fotografico, il film dice poco, con metà del budget il regista in Split aveva ottenuto risultati nettamente superiori, ma per lo meno comunque mostra di avere qua e là la sua verve registica, specie negli scontri action, penalizzati dal budget di appena 20 milioni, ma girato con delle soggettive interessanti, che danno un tocco "wired" ad una pellicola, che in ogni frame avrebbe dovuto vivere di questo, quando invece risulta essere relegato a pochissime scene, come quando Casey legge il fumetto, comprendendo come la nona arte non sia altro che una moderna espressione di antichi miti storici tramandati o lo stesso finale che porta avanti il discorso del cineasta sul "found footage", ma la regia soccombe alla banalità riflessiva del regista; che la Metropolis di Superman sia ispirata a New York cara Casey non è un segreto per nessuno, potevi benissimo leggerlo sulla pagina Wikipedia, non è di certo il terzo segreto di Fatima e ti risparmiavi pure di dare i soldi al fumettaro, così come la potenza liberatoria del finale, viene attenuata dalla scelta di usare il mezzo video, quando nell'epoca odierna, gran parte della popolazione mondiale lo bollerebbe facilmente come un fake, il che renderebbe privo di ogni ragion d'essere la macchinazione cervellotica e francamente farraginosa messa in piedi da Elijah (nessuna sorveglianza seria quando hai tre supertizi nello stesso istituto?). Etichettata come opera epica, in realtà qui manca il mito alla base a favore del digrignare dei denti (cit. Mauro Gervasini), volendo ci si accontenta, ma alla luce del modo in cui Shayamalan aveva detto le medesime cose in Unbrekable, con un male di vivere rappresentato in modo inedito e del finale di Split che aveva lasciato allo spettatore le proprie conclusioni, non ci si capacita come si porti banalmente a conclusione un discorso che avrebbe meritato ben altra potenza, se proprio lo si voleva portare avanti, ma l'analisi della società nella pellicola del 2000 e della razionalità in quella del 2017, dove il cineasta aveva avuto ben altra capacità analitica, qui praticamente ne esce svilita a favore in un qualcosa di stupidamente piccolo, che verrebbe da chiedersi, se veramente ciò fosse sufficiente ad impedire all'essere umano di trovare il proprio scopo. La critica USA ha devastato il film forse troppo severamente, però la sensazione di opera fallita permane, ma nonostante ciò, gli oltre 200 milioni di incassi se li porta a casa, quindi buon per il regista.

 

Spencer Treat Clark, Anya Taylor-Joy, Charlayne Woodard

Glass (2019): Spencer Treat Clark, Anya Taylor-Joy, Charlayne Woodard

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