Regia di Peter Berg vedi scheda film
L'Intelligence americana ha scoperto che diversi quantitativi di una pericolosissima sostanza tossica conosciuta col nome di "cesio", sono in mano a gruppi terroristici che stanno organizzandosi per portarle in Occidente: un metallo alcalino utilizzato nella chimica nucleare, e sostanza che, riversata in polvere nell'ambiente anche in piccole quantità, sortirebbe effetti devastanti sulla popolazione, al pari di quelli delle radiazioni da scoppio nucleare.
Quando un uomo dell'Est si fa arrestare ad un posto di polizia presso uno stato orientale, chiedendo l'asilo negli Usa in cambio del codice segreto in grado di porre fine alla minaccia che si rende poco dopo concreta con l'attivazione di un detonatore, ecco che la squadra di uomini americani si trova costretta a scortarlo e a mantenerlo in vita sino all'aeroporto che lo condurrà all'espatrio tanto agognato.
Sulle tracce dell'uomo e del suo seguito armato, un gruppo di terroristi legati all'organizzazione che sta minacciando i destini del pianeta.
Red Zone racconta, col dinamismo che conosciamo come formula ricorrente nel cinema dell'ex attore Peter Berg (che qui si ritaglia, come già successo in passato, un cameo da interprete), le concitate, snervanti azioni di un determinato ed agente caratterialmente compromesso da traumi legati ad una infanzia piuttosto incerta e dai risvolti assai drammatici, volto a riuscire a dare scampo al prezioso possessore della formula atta a sventare l'azione criminosa. Lo coadiuvano una squadra di uomini e donne eccezionali, coinvolti in una vera e propria azione di guerra dai risvolti estremamente letali.
Il film, afflitto da dialoghi un po' convenzionali in cui la star Mark Wahlberg - ormai attore di riferimento di Berg, qui alla sua quarta collaborazione col regista - sciorina tutto il suo repertorio da eroe un po' fuori di testa ma di corretti principi in stile Mel Gibson-Arma letale, si salva per il dinamismo dell'action, e per i 10 scarsi minuti di evoluzioni compiute dall'eccezionale attore indonesiano Iko Uwais, noto per i due eccezionali film The Raid, ed ormai star sbarcata nell'olimpo del cinema occidentale.
Tutto il resto, comprese le moine di un John Malkovich cappellone, è noia o déjà-vu.
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