Regia di Peter Berg vedi scheda film
Peter Berg perde la misura in questo thriller bombarolo
Una pedina fondamentale, un poliziotto corrotto (il portentoso attore marziale Iko Uwais, salito alla ribalta internazionale grazie al dittico "Raid" ) conosce il codice per accedere alla memoria di un hard disk dove è indicata la posizione di una partita di cesio. Per questo è braccato dal proprio governo e dai russi, ma finisce sotto protezione dallo squadrone americano addetto alle operazioni più delicate, chiamate "Red Zone", che dovrà scortarlo sino all'aereoporto, per 22 miglia. Una volta fuori dal paese, consegnerà il codice agli americani, guidati dall'esperto James Silva ( Mark Wahlberg).
"Mile 22" è il punto di non ritorno del cinema di Peter Berg, onesto artigiano capace di toccare anche le corde giuste (Deep Water, Boston- caccia all'uomo) nonostante sia sempre stato pericolosamente in bilico tra retorica e patriottismo. Regista dalla costruzione della ripresa frenetica ed adrenalinica, con tanta camera a mano unita a tagli di montaggio bruschi e ritmo serratissimo.
Il problema di questa sua ultima fatica non è infatti la tecnica di ripresa ( nonostante alcune scelte confusionarie di montaggio) , quanto l'ideologia di fondo , spiattellata davanti allo spettatore con un arroganza che ricorda il peggior episodio di "Attacco al potere" ma senza Gerard Butler. Wahlberg, forse anche mal diretto, imbrocca una prova saccente, non riuscendo a caricarsi il film sulle spalle come invece gli era successo altre volte. Nel cast si rivede con piacere Ronda Rousey, che forse è la migliore e la più credibile.
Violenza estrema e purtroppo anche gratuita. Cosa rimane alla fine del film? Un centinaio di "fuck" e un body count pazzesco. Da dimenticare .
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