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I quattro dell'Apocalisse

Regia di Lucio Fulci vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su I quattro dell'Apocalisse

di hallorann
8 stelle

Notevole western italiano firmato Fulci e scritto da De Concini, e quanto era bella la voce originale di Tomas Milian!

I QUATTRO DELL’APOCALISSE è uno dei migliori western degli anni settanta. Più tradizionale e meno crepuscolare dello stilizzato e nervoso KEOMA. Benché superiore, a mio avviso, l’opera di Castellari – il film di Lucio Fulci naviga nel mare sicuro del genere canonico, con alcune infiltrazioni. Per esempio nella figura di Chaco si toccano picchi di violenza non indifferenti, ma lo script di Ennio De Concini offre una garanzia. Una sceneggiatura di ferro (scritta da un maestro dei generi) con alto tasso di arte artigianale italiana: un baro, una prostituta, un matto e un ubriacone sopravvissuti ad una strage in quel di Salt Flat intraprendono un viaggio di vita e morte. Stubby è il capo spedizione, rassicurante e cultore della pulizia; Bunny è in attesa di un bambino, quando incontrano una carovana di cristiani metodisti si spacciano per marito e moglie. La formula funzionerà fino ad un certo punto con il sadico Chaco, un messicano dichiaratosi depredato di ogni cosa, tranne che della brutalità e dell’inganno. Clem è schiavo della bottiglia, Bud dice di parlare con i morti. Sopravvissuti una seconda volta, stavolta alla follia (condita di peyote) del bandito, non senza conseguenze psicologiche in Bunny (stuprata) e in spirito di vendetta in Stubby - i quattro ripartono…

 

locandina

I quattro dell'Apocalisse (1975): locandina

 

Lucio Fulci, da buon “terrorista dei generi”, mostra divertimento nel girare un western un po’ anomalo per le sue corde. Come già descritto, si lascia andare al sadismo di alcune scene interpretate dall’ambiguo Tomas Milian (ancora più straniante con la sua voce naturale), al contempo rispetta l’ironia sottile con cui vengono descritti i quattro protagonisti (Fabio Testi ricorda il miglior Giuliano Gemma), asseconda il sentimento che affiora man mano nella vicenda (tra Stubby e Bunny) e raggiunge l’apice (sia il racconto che il film) nella cittadina mineraria di Altaville. Un centro abitato da soli uomini, all’apparenza burberi e diffidenti, in realtà di gran cuore. E’ proprio qui che una morte sopraggiunge, mentre dà alla luce una nuova vita. Fulci si dimostra sensibile e accurato nel girare questa parte, prima della resa dei conti tipicamente western. Nel cast vanno segnalati due ottimi caratteristi: Adolfo Lastretti nei panni del reverendo Sullivan e Bruno Corazzari in quelli di Lemmy.

 

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