Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
"A State of Quentin". Prendere o lasciare
Rick Dalton ( L. Di Caprio) attore hooywoodiano in declino, è nel pieno di una crisi d'identità. Meno male che la sua controfigura Cliff Booth( B. Pitt) gli offre una spalla su cui piangere, visto che sono anche inseparabili amici.
Intanto la famiglia Polanski si è trasferita proprio nella villetta vicino a quella di Rick....
Tarantino crea una piacevole bolla temporale, probabilmente quella legata alla sua infanzia, dove il cinema è il protagonista, ed Hollywood è ancora il paese dove i sogni possono diventare realtà. Il regista si diverte a disseminare omaggi cinefili a go go ( bello quello a " The Maltese Falcon") in quella che è un orgia citazionista, divertente, irriverente
( Bruce Lee, Steve McQueen) e probabilmente l'aspetto più riuscito del suo nono lungometraggio.
"C'era una volta il cinema", che nella testa del geniale regista, evidentemente ha coinciso per tanto tempo con Hollywood, oasi dove la pace è un diritto e la felicità un dovere morale. Cose che nessuno può scalfire, neanche se ti chiami Manson.
E cosi il cinema, come in "Bastardi senza gloria", ardisce a riscrivere la storia in un epilogo di rara goduria, dove si sovrappone il sogno alla realtà, in un omaggio ai B movie. Ottimi i due protagonisti ( Di Caprio mi è sembrato sinceramente più appassionato) , mentre Margot Robbie è solo funzionale al ruolo. Piacevoli le varie comparsate che vedono figurare nomi illustri, tarantiniani e non (Kurt Russel, Michael Madsen, Al Pacino, Zoe Bell , Walton Goggins, Bruce Dern) e star in declino ( Damian Lewis, Timothy Oliphant, il compianto Luke Perry).
Film senza trama? Forse, ma anche film che si e ci appassiona genuinamente ai personaggi ( come sempre avviene con Tarantino), che bucano tutti lo schermo, anche solo se per due minuti.
Un affresco malinconico e bellissimo di un epoca forse esistita solo nella mente di pochi eletti, destinata a vivere nei sogni senza poter tornare più.
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